La disbiosi, ovvero uno squilibrio della flora commensale rispetto ai fabbisogni endobiogeni del singolo organismo, può essere dovuto a tre ragioni fondamentali: insufficienza della flora commensale, perdita di diversità con uno squilibrio relativo nella normale flora commensale ed eccesso di flora patogena in competizione con il microbioma commensale. Una disbiosi può essere quindi definita anche come una riduzione della diversità microbica e una combinazione della perdita di batteri benefici come i ceppi Bacteroides e batteri produttori di butirrato come Firmicutes e un aumento di patobionti, inclusi i Proteobatteri, che comprende Escherichia coli gram-negativo.
Grazie a molti studi ormai all’attivo sono note alcune differenze nel tipo di disbiosi che caratterizza le diverse sintomatologie: la crescita eccessiva di batteri nell'intestino tenue è associata a sindrome del colon irritabile con prevalenza di diarrea, mentre livelli aumentati di Archaea metanogenica, in particolare Methanobrevibacter smithii, sono associati a sindrome del colon irritabile con prevalenza di costipazione. Sebbene vi sia una significativa eterogeneità nei risultati di questi studi, una recente metanalisi ha mostrato una sovrabbondanza del phylum Bacteroidetes e delle famiglie di Lactobacillaceae ed Enterobacteriaceae nei pazienti con colon irritabile rispetto a controlli sani. Sembra esserci anche una diminuzione dell'abbondanza dei generi Faecalibacterium e Bifidobacterium. Solo pochi studi si sono concentrati esclusivamente sulla sindrome del colon irritabile con predominanza di diarrea, mostrando una sovrabbondanza di phylum Bacteroidetes e una diminuzione del genere Bifidobacterium.
Un microbiota in eubiosi modula anche l’ipersensibilità viscerale, ovvero una maggiore percezione dei trigger meccanici applicati all'intestino che si riflette clinicamente come dolore e disagio. Il microbiota intestinale può influenzare anche la motilità gastrointestinale mediante effetti diretti sui neuroni enterici o effetti indiretti sulle cellule immunitarie che causano il rilascio di molecole bioattive. In una condizione disbiotica è quindi necessaria la modifica della dieta, nonché il trattamento con pro e prebiotici e, nei casi più gravi, il ripristino completo del microbiota fecale attraverso il trapianto di feci.
Bibliografia
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