Jama: nei quadri psicotici occhio alla carenza di vitamina D

12 Gennaio 2022

La salute mentale dei pazienti affetti da psicosi non migliora con una supplementazione con vitamina D, di cui però tale popolazione si rivela fortemente carente, suggerendo molta attenzione da parte dei clinici per i rischi su altri fronti metabolici, in particolare quello osseo. Sono i risultati di uno studio multicentrico inglese, randomizzato e in doppio cieco, pubblicato di recente su Jama network open (rivista open access del gruppo Jama) che, sulla base di indicazioni provenienti da alcune ricerche sperimentali e cliniche, ha voluto indagare in maniera approfondita la capacità di un’integrazione di vitamina D di migliorare il quadro clinico in caso di psicosi.

I ricercatori hanno reclutato 109 pazienti (89 maschi. 60 femmine), di 28 anni di media, con diagnosi di psicosi funzionale negli ultimi tre anni. Sono stati suddivisi in due gruppi e seguiti per sei mesi. Ogni mese, il gruppo attivo, riceveva, tramite soluzione per via orale, 120 mila UI di vitamina D, mentre al controllo veniva somministrato placebo.

A inizio studio, a tre mesi e a fine studio, è stata effettuata una valutazione neuropsichiatrica tramite test Pnass (Positive and negative syndrome scale) che misura la presenza di 30 sintomi traducendola in una scala di punteggio a gravità crescente, da 1 a 7. Insieme a questa valutazione, prelievi ematici hanno consentito anche un’analisi di alcuni parametri metabolici.

I due risultati principali ottenuti evidenziano, da una parte, che la supplementazione di vitamina D non ha prodotto alcun effetto sui punteggi Pnass rispetto al placebo e, dall’altra, che nel 75% di questa popolazione psichiatrica si registrava un’ipovitaminosi D, con livelli di 25-idrossivitamina D sotto i 20 ng/mL. Nel 41% dei pazienti si arrivava addirittura sotto i 10 ng/mL.

Così commentano gli Autori: “I nostri risultati non consentono di raccomandare trattamenti mensili con 120 mila UI di colecalciferolo in pazienti psicotici al fine di migliorare il loro quadro clinico. Tuttavia, non possiamo non sottolineare con preoccupazione l'elevata prevalenza di bassi livelli di vitamina D in questi soggetti, che rivelano una densità minerale ossea bassa, aggravata sicuramente da uno stile di vita più sedentario, minore esposizione alla luce solare, un’alimentazione non equilibrata nonché dagli effetti avversi sull’osso dei farmaci antipsicotici in uso”.

Nicola Miglino

 

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