Dieta mediterranea, l’identikit dell’italiano fedele. La Campania non fa onore ad Ancel Keys

12 Aprile 2022

Persona istruita che vive in città, tendenzialmente al Centro Nord e nelle Isole. Questo l’identikit della figura tipo che in Italia segue la dieta mediterranea secondo uno studio del Crea Alimenti e Nutrizione, pubblicato su Frontiers in Nutrition e coordinato dalle ricercatrici Laura Rossi e Vittoria Aureli, dal quale emerge, peraltro, come proprio la Campania risulti tra le regioni meno virtuose nel seguire i precetti dettati proprio in quella regione da Ancel Keys, il fisiologo statunitense che lì visse, studiò e coniò il termine attribuito a questo modello di dieta.

Obiettivo della ricerca era misurare conoscenza nutrizionale (Nk) e aderenza alla dieta mediterranea (Dm) nella popolazione adulta italiana, nonché valutarne la correlazione.

Studi precedenti, infatti, hanno mostrato come una Nk ottimale sia correlata a maggiore aderenza al modello Dm, minore prevalenza di obesità, nonché a una riduzione dell'indice di massa corporea, della circonferenza vita e della massa grassa.

L’indagine è stata condotta su un campione di 2.869 intervistati, rappresentativo della popolazione italiana (età >18 anni) nel periodo compreso tra il 26 giugno e il 10 luglio 2020. Il lavoro sul campo è stato svolto da Swg Italy, agenzia di ricerche di mercato specializzata. Agli intervistati è stato somministrato un questionario comprendente una parte iniziale relativa alle informazioni personali e una seconda formata da due moduli principali: questionario sulla conoscenza nutrizionale italiana e questionario sull'Adesione alla dieta mediterranea (Adm).

I risultati

In Italia il punteggio medio di conoscenza nutrizionale delle famiglie è stato pari al 56,8% delle risposte esatte. Il valore medio di Adm ha raggiunto il 40% del punteggio massimo. Tuttavia, solo il 13,3% ha riportato un’aderenza alta, mentre il 31,4% della popolazione si è attestato su una fascia bassa, il 31,3% nella fascia medio-bassa e il 24% nella fascia medio-alta. Dall’incrocio tra i due fattori è stata trovata un'associazione significativa tra le conoscenze nutrizionali degli intervistati e la loro aderenza al modello mediterraneo. Coloro che hanno riportato un’aderenza più bassa corrispondevano anche a quelli con le conoscenze nutrizionali peggiori (36,7%) e allo stesso modo, quelli con il più alto livello di aderenza alla Dm, hanno anche ottenuto i punteggi NK più alti (41,7%).

La stratificazione socio-demografica

Si conferma come nel nostro Paese l'aderenza alla dieta mediterranea sia significativamente associata alle caratteristiche socio-demografiche della popolazione: le donne, gli anziani, le persone con livelli di istruzione elevati e coloro che vivono in aree urbane mostrano, infatti, un’aderenza più elevata. È emerso, inoltre, come ci sia una differenza Nord-Sud ben definita, sia per Nk, che per Amd.

Le regioni del nord-est e della Campania hanno mostrato l’Adm più bassa (rispettivamente 45,4% e 44,2%), mentre Emilia-Romagna e Lazio, nonché le isole (Sicilia e Sardegna), hanno mostrato i valori più alti (rispettivamente 17,2, 16,2 e 17,7%). Le regioni del Centro-Nord, infine, hanno registrato punteggi NK più elevati (Lazio, 29,5% ed Emilia Romagna, 27,3%) rispetto alle regioni del Sud (Molise 3,3%).

Così commenta Pasquale Strazzullo, presidente della Società italiana di nutrizione umana (Sinu): “Questo interessante studio del Crea conferma, su un campione rappresentativo di italiani, quanto suggerito da precedenti ricerche che parimenti rilevavano una maggiore aderenza ai principi di base della dieta Mediterranea in relazione a un maggior grado di istruzione e all’appartenenza a categorie professionali economicamente più agiate. Di fatto, la sostenibilità di un modello alimentare è legata non soltanto ai benefici per la salute e al minor impatto ambientale ma anche, e non poco, alla sua accessibilità in termini di costi. Purtroppo, in tutta evidenza, il sistema economico in vigore, di produzione, distribuzione e vendita degli alimenti, non è coerente con quest’obiettivo: al contrario, nell’arco di settant’anni, esso ha reso del tutto inattuale l’osservazione del fisiologo Ancel Keys che definì Mediterranea, sinonimo di salutare, la dieta della povera gente di Napoli e della Campania. Oggi non è più così ed è certo particolarmente sconcertante che la Campania, culla riconosciuta della dieta mediterranea, sia tra le regioni che ormai più ne sono lontane in concreto. La cosa, però, non può sorprendere se viene letta in relazione ai livelli insoddisfacenti di istruzione, di frequenza scolastica, di occupazione e di reddito: le radici della buona e sana alimentazione ci sono ancora da qualche parte in questa “sfortunata” regione ma sono inaccessibili ai più”.

Nicola Miglino

 

 

 

 

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