Prof. Menozzi, da quali premesse nasce l’idea del vostro lavoro?
Questo lavoro si inquadra in un progetto europeo denominato Promedlife, coordinato da Luana Bontempo, della Fondazione Edmund Mach di Trento. Per l’Università di Parma la responsabile scientifica è Francesca Scazzina, del dipartimento di Scienze degli alimenti e del farmaco. Il progetto è inserito nel programma Prima dell’Unione europea, che mira a consolidare un partenariato in materia di ricerca e innovazione nell'area mediterranea, coinvolgendo anche paesi terzi all’Ue. Nel nostro caso, per esempio, abbiamo partner da cinque Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, tra cui Marocco e Tunisia. Nello specifico, il progetto Promedlife, iniziato ad aprile 2022 e con termine a marzo 2025, mira ad aumentare l'aderenza alla Dm incoraggiando l'adozione di uno stile di vita alimentare sano e riducendo al contempo l'impatto ambientale ed economico della produzione e della lavorazione alimentare. Ambisce, inoltre, a raggiungere una comunicazione e un’educazione alimentare ottimali attraverso programmi di formazione mirati a studenti della scuola primaria e secondaria superiore e alle loro famiglie, dai bambini agli anziani.
Che tipo di studio avete condotto?
Lo studio ha applicato metodi di ricerca quantitativi per indagare i principali fattori trainanti e le barriere che influenzano l'adozione di sane abitudini alimentari in cinque paesi del Mediterraneo: Grecia, Italia, Marocco, Slovenia e Tunisia. A tal fine, abbiamo intervistato con un questionario online 4.025 individui - 49,6% donne/42,6 ± 14,2 anni - provenienti dai cinque Paesi, ponendo una serie di domande per misurare e valutare motivazioni, atteggiamenti e fattori psicosociali correlati all'aderenza alla Dm. Quest’ultima è stata valutata utilizzando la scala di misurazione validata Medas. Si tratta, nello specifico, di un insieme di 14 domande come, per esempio, “Quanti cucchiaini di olio d'oliva consumi in un dato giorno?”, che consente di capire quanto la popolazione aderisca alle raccomandazioni riguardo al consumo giornaliero o settimanale di cibi tipici della Dm. A ogni domanda è stato assegnato un punteggio pari a 0 o 1. Per esempio, è stato assegnato un punto per l'utilizzo di 4 o più cucchiaini di olio d'oliva/giorno. In base alle risposte fornite da ciascun partecipante, abbiamo poi calcolato il punteggio totale da 0 a 14, dove i valori più alti stavano a indicare una maggiore aderenza alla Dm.
Quali evidenze sono emerse dall’analisi dei dati?
I risultati hanno mostrato un'aderenza alla Dm in genere medio-bassa, che va dai valori più bassi registrati in Slovenia, con valore mediano 6 su 14, a quelli più elevati in Italia e Marocco, pari a 8 su 14. Slovenia e Tunisia hanno mostrato le percentuali più alte di individui con scarsa aderenza alla Dm, mentre i consumatori con un'elevata aderenza alla Dm sono stati individuati più frequentemente in Italia e Marocco. Grazie a un’analisi statistica multivariata, siamo stati in grado di comprendere quali fossero i fattori trainanti e le barriere all’aderenza alla Dm. Il fattore che in ogni paese è risultato in grado di influenzare questi valori è stato l'atteggiamento verso un'alimentazione sana, indicando come l'interesse dei consumatori a mangiare in modo sano sia cruciale nel favorire l'aderenza alla Dm. Di contro, i rispondenti che si sono dimostrati “mangiatori schizzinosi” o picky eaters hanno mostrato una minore aderenza alla Dm nei cinque Paesi. Poi vi sono fattori che incidono sulla Dm in modo diverso da Paese a Paese. Per esempio, in Italia l’importanza associata al contenuto naturale dei prodotti scelti favorisce l’aderenza alla Dm, mentre in Tunisia e Grecia l’importanza da parte dei consumatori a prezzo e convenienza è associata negativamente. In generale, la qualità della dieta, ovvero cibo più sano e nutriente, più frutta e verdura e minor consumo di carne, l'applicabilità, cioè dieta più gustosa e sostenibile e lo stile di vita, nella fattispecie cibo fatto in casa, non lavorato, senza additivi, socialità e relazioni familiari, sono i vantaggi della Dm maggiormente citati. Tra i fattori che limitano l'adozione della Dm, le questioni legate alla salute, ovvero il contenuto di alimenti allergenici e alla scarsa convenienza economica sono stati gli ostacoli più citati.
Quali i limiti della ricerca?
Uno dei limiti principali di questo studio è che analizza dati auto-riportati dagli individui tramite un questionario online. Questo implica il rischio che i partecipanti non abbiano risposto in modo corretto o del tutto sincero alle domande poste. Un secondo limite riguarda il metodo di campionamento. Mentre la dimensione del campione è risultata adeguata nei vari paesi, non si può dire lo stesso della rappresentatività per alcuni fattori. Per esempio, il livello di istruzione medio è risultato relativamente alto in alcuni paesi; in Tunisia, il 39% degli intervistati è risultato in possesso di una laurea magistrale o di un titolo superiore. Allo stesso modo, i partecipanti provenienti da Marocco e Tunisia sono più giovani di quelli di altri paesi. Inoltre, non possiamo escludere completamente un bias di selezione, nel senso che coloro che hanno partecipato al sondaggio potrebbero essere più interessati all'argomento discusso rispetto alla popolazione generale, fornendo così un quadro parziale del problema. Infine, riteniamo siano necessari nuovi studi per identificare un elenco più completo di fattori che includa, per esempio, variabili rilevanti in specifici ambiti regionali.
Quali conclusioni se ne possono trarre?
A nostra conoscenza, nessuno studio precedente ha valutato l'aderenza alla Dm e i relativi fattori facilitanti o disincentivanti, in campioni numerosi in diversi Paesi mediterranei europei e nordafricani. I risultati potrebbero così aiutare a progettare politiche e interventi locali e nazionali appropriati per promuovere tale modello. Per esempio, le politiche o gli interventi volti ad aumentare la consapevolezza dei consumatori circa l'impatto sulla salute di un comportamento alimentare equilibrato potrebbero aumentare l'aderenza alla Dm. Altri approcci più pratici potrebbero essere mirati a implementare un programma di intervento nutrizionale che introduca pasti ispirati alla Dm nelle mense aziendali e scolastiche. Diversi studi hanno dimostrato che tali programmi possono introdurre con successo e in modo sostenibile nuove abitudini alimentari tra la popolazione attiva e gli adolescenti, con un livello minimo di intervento. In alcuni dei Paesi coinvolti nel nostro studio, la produzione di alimenti più convenienti e facili da gestire come gli snack, con ingredienti ispirati alla Dm, potrebbe aumentare l'aderenza a tale modello. Infine, data la diversità dei risultati nei cinque Paesi, raccomandiamo un approccio “su misura” per la progettazione di tali politiche o interventi definito per Paese.
Nicola Miglino