Il team di ricerca guidato da Eunyoung Cho, docente di Dermatologia ed epidemiologia alla Brown Unniversity, ha incrociato i dati di dieta e cancro della pelle dei partecipanti a due grandi studi osservazionali a lungo termine: il Nurses' Health Study, che ha seguito 121.700 donne americane dal 1984 al 2012 e l’Health Professionals Follow-Up Study, 51.529 uomini statunitensi monitorati dal 1986 al 2012.
Tra i due studi, complessivamente circa 123 mila partecipanti erano bianchi, quindi con rischio significativo di sviluppare un tumore della pelle, non avevano precedenti di cancro e avevano completato più volte un diario alimentare.
All’interno di questo gruppo, l’analisi ha fatto emergere 3.978 casi di carcinoma a cellule squamose nei periodi di follow-up di 28 e 26 anni.
In corso di analisi è stato possibile raccogliere dati, e fare aggiustamenti suggestivi, rispetto a colore dei capelli, numero di gravi scottature solari subìte, storia familiare di cancro della pelle. Nessun dato, invece, su quantità di esposizione al sole nelle fasce orarie più a rischio.
I partecipanti sono stati raggruppati in cinque fasce differenti a seconda del consumo di vitamina A, scoprendo che le persone della categoria con il più alto apporto giornaliero medio avevano il 17% in meno di probabilità di contrarre il cancro della pelle rispetto a quelle della categoria con il consumo più basso.
Il consumo più elevato si traduceva in un equivalente giornaliero di una patata al forno o due carote grandi, mentre quello più basso a una porzione medio-piccola di patatine fritte piuttosto che a una carota di dimensioni ridotte: “Comunque” – sottolineano gli autori – “una quantità superiore alla dose media giornaliera raccomandata negli Stati Uniti”.
Una relazione inversa tra consumo elevato e incidenza di cancro è stata osservata anche per il retinolo (-12%) e diversi carotenoidi quali beta-criptoxantina (-14%), licopene (-13%), luteina e zeaxantina (per entrambe, -11%).
La fonte di vitamina A era costituita prevalentemente da frutta e verdura e non da cibi di origine animale o integratori.
"Il nostro studio fornisce una ragione in più per mangiare molta frutta e verdura", dice Eunyoung Cho, docente di Dermatologia ed Epidemiologia alla Brown University. "Il cancro della pelle, incluso il carcinoma a cellule squamose, è difficile da prevenire, ma questo studio suggerisce che una dieta sana ricca di vitamina A può essere un modo per ridurre il rischio, oltre ovviamente alla protezione solare. Un trial clinico, e non semplicemente osservazionale, è sicuramente lo strumento più efficace per arrivare a conclusioni causa-effetto, benché tecnicamente potrebbe risultare molto impegnativo. In attesa, uno studio prospettico su larga scala come questo è sicuramente la migliore alternativa. Interessante, come passo successivo, sarà quello di valutare, in quest’ambito, l’efficacia di una supplementazione di vitamina A”.