Il razionale per la somministrazione di vitamine C e D, probiotici e funghi medicinali si basava sulle evidenze cliniche riportate in letteratura e sulle linee guida del Nci e del National center for complementary and integrative health (Nccih). La vitamina C migliora la qualità della vita e attenua gli effetti collaterali e, anche se i benefici clinici più importanti sono forniti dalla somministrazione endovenosa, nei pazienti con mesotelioma pleurico maligno e colangiocarcinoma intraepatico si è dimostrata efficace anche in somministrazione orale.
L'uso della vitamina D ha confermato i dati già supportati da numerosi studi osservazionali, così come i probiotici utilizzati, Lactobacillus rhamnosus LRH11, Lactobacillus acidophilus LA5 e Bifidobacterium bifidum BB12, hanno contribuito ad attenuare gli effetti collaterali delle terapie e in generale a ripristinare l'eubiosi intestinale e l'assorbimento dei nutrienti, fattori chiave per migliorare i risultati delle terapie e la qualità della vita.
Il ruolo delle miscele di funghi medicinali, in questo studio Ganoderma lucidum, Grifola frondosa, Agaricus blazei, Cordyceps sinensis e Lentinula edodes, è più intrigante e sicuramente merita studi più ampi. Secondo Nci e Nccih, possono migliorare la qualità della vita e l’immunomodulazione e sono stati approvati come coadiuvanti del trattamento standard del cancro in Giappone e Cina più di 30 anni fa, con una vasta storia di uso clinico sicuro, da soli o in combinazione.
“La speranza è che questi case report aiutino a dimostrare come un approccio integrato e condiviso multidisciplinarmente sia in grado di fornire le risposte giuste ai pazienti in termini di conoscenza su questo particolare argomento e, allo stesso tempo, possa fornire informazioni alla comunità scientifica sugli approcci integrati più efficaci ma soprattutto sicuri in termini di tossicità e interazioni. L'obiettivo è quello di ridurre il numero di pazienti che cade nelle mani del Dr. Google e, quindi, nelle cure fai da te”, commenta Massimiliano Berretta, medico oncologo e professore presso il Dipartimento di Medicina clinica e sperimentale dell’Università di Messina, nonché coordinatore clinico del lavoro.
E prosegue: “A oggi, i pochi studi clinici condotti sull'uomo, molto eterogenei per casistiche e tipologia di sostanze utilizzate e studiate, assegnano a diversi integratori il ruolo di terapia di supporto, in grado di migliorare la qualità di vita dei pazienti sia durante, ma soprattutto dopo le cure oncologiche. Ne è un esempio il numero di integratori che vantano il miglioramento della cancer related fatigue. Purtroppo, solo in poche regioni italiane esistono realtà ospedaliere in grado di fornire un servizio di medicina integrata/complementare. Tutto questo dipende dal fatto che, a oggi, si fa poca formazione in questo ambito. Anche se l'Nci dà tutta una serie di informazioni utili sulla prescrizione, in assoluta sicurezza, di alcuni integratori, resta sempre uno scetticismo di base, spesso ingiustificato da parte del personale sanitario”.
Silvia Ambrogio