La ricerca, condotta dall’Università d Toronto, fornisce un’analisi completa della prevalenza, delle influenze e dei rischi associati all’uso di questa classe di integratori, evidenziando importanti implicazioni per la salute pubblica e i professionisti sanitari.
“Considerata l’elevata prevalenza dell’uso di integratori per rafforzare la massa muscolare quali, in particolare, proteine del siero di latte e creatina, era per noi importante approfondirne le modalità di impiego tra le giovani generazioni, così come le modalità di acquisto più diffuse, le fonti di informazione, i sintomi durante l'uso, l'assistenza medica richiesta e la percezione di eventuali rischi per la salute”, dicono gli Autori.
Analizzando i dati di 912 partecipanti al Canadian study of adolescent health behaviors, uno studio nazionale incentrato sulla salute mentale, sociale e comportamentale degli individui di età compresa tra 16 e 30 anni, la ricerca ha rilevato che quasi il 60% degli intervistati ha riferito di utilizzare barrette proteiche e poco più della metà proteine del siero di latte in polvere o frullati proteici. Gli uomini sono risultati consumatori più accaniti rispetto alle donne, con una media di tre integratori utilizzati negli ultimi 12 mesi.
Quasi la metà dei partecipanti ha citato gli influencer dei social media come la principale fonte di informazione in quest’ambito, con un ruolo significativo anche dei personal trainer, del passaparola in palestra e tra amici. Oltre due terzi hanno riferito di aver cercato informazioni su siti web, con notevoli differenze di genere, però: le donne erano più propense a consultare figure sanitarie, mentre i maschi sembrano rivolgersi prevalentemente a forum online.
"È fondamentale per i professionisti della salute e per i decisori politici capire dove i giovani attingono informazioni su questo genere di integratori", affermano gli Autori. "Sappiamo che in Canada la normativa in quest’ambito è debole e chi governa i social media non pone limiti alla comunicazione, il che potrebbe avere un impatto negativo sulla percezione dei giovani rispetto a efficacia e sicurezza”.
Dall’analisi, infatti, è emerso come solo il 9,8% dei partecipanti ha ravvisato un potenziale rischio nell’impiego di questa classe integratori.
Si è anche potuto rilevare come quasi due terzi dei partecipanti abbiano riscontrato almeno un sintomo durante il loro utilizzo. Tra i più comuni: affaticamento, problemi digestivi e cardiovascolari. Nonostante ciò, nell’88% dei casi non ci si è mai rivolti a un medico.
"Certo non possiamo dire se quei sintomi fossero correlati all’uso degli integratori, ma preoccupa il fatto che nemmeno sia sorto il dubbio e praticamene mai ci si sia rivolti a un clinico”, proseguono i ricercatori. “Bisogna che gli operatori sanitari siano informati su questa classe di integratori e ne valutino regolarmente l’uso tra adolescenti e giovani adulti. In particolare, peraltro, tra i soggetti transgender e le minoranze sessuali, forti consumatori e con l’incidenza più elevata di sintomatologia concomitante. I programmi di sanità pubblica dovrebbero concentrarsi sull’educazione alla riduzione del danno, sottolineando i potenziali rischi e promuovendo l’uso di fonti di informazione affidabili”. (n.m.)