La carta di identità non necessariamente è rivelatrice dell’età reale del nostro organismo. Accanto a quella anagrafica, infatti, va sempre valutata quella biologica, il reale termometro dei processi di invecchiamento, estremamente sensibile agli stili di vita e, in particolare, all’alimentazione: una dieta a forte carattere pro-infiammatorio, ricca di alimenti di origine animale, dolci e cibi ultraprocessati, infatti, rischia di farci invecchiare più precocemente, come dimostrato da una recente analisi dei dati dello studio Moli-sani, pubblicata su Nutrients. A raccontarcela, Licia Iacoviello, direttore del dipartimento di Epidemiologia e Prevenzione dell’Irccs Neuromed di Pozzilli e professore ordinario di Salute Pubblica all’Università dell’Insubria di Varese, tra gli autori della ricerca.

Il microbiota intestinale cambia nel corso del tempo in maniera tanto più marcata quanto più ci si sposta in là con gli anni. Negli anziani, in particolare, sono diversi i fattori che concorrono a questa evoluzione e alcune condizioni di disbiosi, possono essere associate a diverse patologie tipiche dell’invecchiamento che predispongono a fragilità. Al contrario, un buon equilibrio della flora microbica intestinale è sicuramente protettivo nei confronti dell’aggressione di fattori esterni, che può avvenire nel corso della vita.

Come promuovere un invecchiamento attivo e in salute attraverso una dieta corretta ed equilibrata. Da questo obiettivo nasce Nutrients and Nutraceuticals for Active & Healthy Ageing (M.S Nabavi, G. D’Onofrio, F.S Nabavi, 208 €, 289 pp.), volume dedicato ai processi di senescenza e al ruolo di nutrienti e nutraceutici nell’azione di contrasto. Scritto da esperti di spicco, il libro descrive i vari fenotipi dell'invecchiamento e le malattie legate all'età, con una disamina molto dettagliata dello stato nutrizionale degli anziani e dei vari fattori epidemiologici che lo influenzano. Tra i diversi capitoli da segnalare, il ruolo delle fibre alimentari nell'invecchiamento e i benefici dei polifenoli nella protezione contro il cancro.

Contrastare i processi di infiammazione legati all’invecchiamento attraverso alimenti cosiddetti fortificati, ovvero arricchiti di micronutrienti in grado di frenare i processi degenerativi cellulari. Un’area di studio stimolante intorno alla quale si sta concentrando l’attenzione di molti gruppi di ricerca nel tentativo di sviluppare soluzioni utili a supportare eventuali carenze nutrizionali legate a diete scorrette.

Proprio un test su una tipologia di latte fortificato, messo sotto la lente di ingrandimento da parte di un gruppo di ricerca dell’Università di Bologna, ci offre l’occasione per fare il punto sul ruolo che gli alimenti funzionali possono giocare nel contrastare l’inflammaging, ovvero quello stato di infiammazione cronica tipico degli anziani.

Ne abbiamo parlato con Morena Martucci, ricercatrice del dipartimento di Medicina specialistica, diagnostica e sperimentale all’Alma Mater di Bologna e prima firma dello studio pubblicato su Nutrients.

D.ssa Martucci, che cosa si intende con il termine inflammaging e che ruolo possono avere gli alimenti funzionali nel contrastare questo fenomeno?

Viene definito inflammaging quello stato di infiammazione cronico di basso grado che caratterizza gli individui anziani e si trova alla base di tutte le malattie cronico-infiammatorie che si sviluppano con l’età, quali, per esempio, diabete di tipo II, malattia di Alzheimer, malattia di Parkinson, artrosi. Questo termine è stato coniato dall’immunologo Claudio Franceschi circa vent’anni fa e mette in rilievo un processo dinamico in cui è coinvolto il sistema immunitario, ma non solo, e che porta ad aumentare il cosiddetto tono infiammatorio, contribuendo così allo sviluppo delle malattie che si associano al processo di invecchiamento. Esistono diversi nutrienti e micronutrienti quali, per esempio, le vitamine e gli acidi grassi polinsaturi, o spezie come la curcuma, che, attraverso proprie funzioni antinfiammatorie o antiossidanti, possono rappresentare un efficace aiuto nel contrastare l'inflammaging. Quindi questi micronutrienti possono sostanzialmente agire abbassando il livello del tono infiammatorio e diminuendo così il rischio di sviluappare malattie associate all’età.

Voi avete studiato un latte particolare per valutarne gli effetti su alcuni parametri dell’infiammazione. Di che alimento si tratta?

Si tratta di un latte di vacca fortificato con diversi micronutrienti, quali vitamine D, E, C, B6, B9, B12, acidi grassi polinsaturi della serie omega 3 - Epa e Dha - e oligoelementi quali zinco e selenio. Questo latte fortificato è stato studiato e sviluppato ad hoc per la popolazione anziana, in quanto tiene conto di diversi aspetti, tra cui i problemi legati alla masticazione. Più specificatamente, i micronutrienti scelti sono solitamente carenti negli anziani e la loro assunzione dovrebbe migliorare in generale la funzionalità dell'organismo, essendo considerati fondamentali per diverse funzioni: la loro assunzione dovrebbe apportare effetti protettivi e preventivi. Inoltre, trattandosi di una bevanda a basso contenuto di lattosio, sono stati elusi i problemi di intolleranza a questo zucchero.  

Che tipo di studio avete progettato?

Uno studio incrociato, randomizzato, in doppio cieco. Si tratta di uno studio dove i partecipanti sono stati suddivisi in maniera casuale in due gruppi diversi. Un gruppo ha iniziato lo studio assumendo il latte fortificato per 12 settimane, mentre l'altro ha assunto, per lo stesso periodo, un latte placebo che differiva essenzialmente per la mancanza dei micronutrienti elencati sopra. Dopodiché, i partecipanti hanno trascorso 16 settimane senza assumere niente, per annullare i plausibili effetti del trattamento. A seguire, i due gruppi si sono scambiati: chi aveva assunto il latte fortificato è passato a placebo e viceversa, sempre per 12 settimane. In questo modo, ogni volontario ha partecipato all'intervento vero e proprio e, contemporaneamente, ha fatto anche da controllo. Si tratta di un disegno complesso, ma che permette di raddoppiare la numerosità dei soggetti e di vedere lo stesso soggetto come si comporta da trattato e da controllo.

Quali risultati avete osservato?

Abbiamo verificato che il latte fortificato veicolava correttamente i micronutrienti aggiunti, in particolare le vitamine D e del gruppo B, con una conseguente riduzione dell'iperomocisteinemia legata alle vitamine B. Questo è un risultato importante perché la vitamina D ormai è riconosciuta come un potente rafforzante del sistema immunitario, aldilà del suo ruolo conosciuto sull'apparato muscolo-scheletrico, ed è al contempo la vitamina più carente negli anziani. A sua volta, l'iperomocisteinemia rappresenta un importante fattore di rischio per diverse malattie cerebrovascolari e neurodegenerative quali, per esempio infarto, malattie coronariche, problemi cognitivi, demenza, Alzheimer. Inoltre, abbiamo osservato un aumento degli omega 3 Epa e Dha, e una diminuzione del rapporto omega 6/omega 3, che deve essere mantenuto basso per prevenire il rischio di molte malattie croniche, incluse quelle legate al cervello e al sistema cardiovascolare. Infine, il latte proposto sembra migliorare lo stato cognitivo in alcuni soggetti, ma globalmente non in modo significativo a causa dell’ampia variabilità tra i partecipanti.

Che conclusioni se ne possono trarre sulle prospettive nell’impiego della dieta contro i processi di invecchiamento?

Si può concludere che un latte come questo, fortificato di micronutrienti antinfiammatori e antiossidanti, solitamente carenti negli anziani, possa contrastare il fenomeno dell'inflammaging, attraverso un'azione multipla e sinergica di differenti nutrienti, fondamentali per la corretta funzionalità dell'organismo, in particolare a sostegno della salute cerebro e cardiovascolare. Tali micronutrienti possono, dunque, essere assunti, in particolare durante l'età anziana, attraverso una dieta sana e bilanciata, oppure tramite supplementazione con cibi arricchiti in essi.

Nicola Miglino

 

 

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