A parlarcene, Andrea Fratter, presidente della Società italiana formulatori in nutraceutica: “La Que è un flavonoide dotato di svariate attività biologiche utili in ambito terapeutico e di comprovata efficacia, segnatamente nella modulazione del rilascio di mediatori allergici, infiammatori e come agente flebo-trofico ed endotelio-protettivo”, sottolinea Fratter. “Al netto delle sue attività biologiche, la Que, in comune con altri flavonoidi, mostra un profilo di biodisponibilità orale nell’uomo estremamente basso e questo è, per buona parte, dovuto alla scarsa solubilità nei liquidi enterici. Gli studi di Yoshiyuki Shirakawa sono orientati a ottenere dei co-amorfi tra Que e aminoacidi quali L-arginina e Beta-alanina, sfruttando specifici legami idrogeno che possono instaurarsi tra queste molecole in opportune condizioni chimico-fisiche. Le ricerche di Shirakawa hanno lo scopo di aumentare la solubilità della Que nei liquidi su base acquosa favorendo così la biodisponibilità della sostanza. Nel merito, l’ottenimento di co-amorfi partendo dalla sostanza cristallina favorisce l’aumento della solubilità tramite fenomeni di cambiamento del reticolo cristallino che, appunto, prevede la transizione di stato di aggregazione da cristallino, quale quello della sostanza pura, ad amorfo, fenomeno che implica l’interazione della molecola con un'altra molecola o matrice in grado di cambiarne profondamente le caratteristiche fisiche. Questa strategia è già stata utilizzata, con ottimi risultati, con la progettazione di Nades, ovvero Natural deep eutectic solvents e Liquidi ionici che, partendo dal medesimo concetto, portano alla formazione di sistemi liquidi in cui flavonoidi o altre sostanze naturali scarsamente solubili diventano completamente solubili in ridotti volumi di acqua, simulando quanto avviene nei sistemi vascolari delle piante che vivono in condizioni di scarso apporto di acqua. Questi sistemi, inoltre, rappresentano un valido e promettente processo industriale sostenibile per l’estrazione e separazione di sostanze attive naturali da frazioni vegetali senza l’uso di solventi chimici”.
Nicola Miglino
Bibliografia
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