Dall’ultima edizione del 2007, molti sono stati i progressi nella conoscenza dei meccanismi eziopatogenetici coinvolti nella malattia, fino alla sua riclassificazione come disturbo dell’asse intestino-cervello, anziché semplice disfunzione gastrointestinale.
Da qui, le raccomandazioni nei trattamenti di prima linea sull’utilizzo di probiotici, efficaci nell’alleviare i sintomi generali e il dolore addominale in particolare, senza però un’indicazione relativa a specie o ceppi specifici. La Bsg suggerisce ai pazienti di provare a utilizzare probiotici per 12 settimane e interrompere il trattamento in caso di mancati risultati sulla sintomatologia.
Da evitare le diete di eliminazione IgG guidate, così come non è raccomandata una dieta priva di glutine.
Le fibre solubili, come l'ispagula, sono efficaci per alleviare i sintomi, ma non quelle insolubili, come, per esempio, la crusca di frumento, da evitare per il rischio di peggioramento del quadro clinico. La fibra solubile andrebbe consumata a dosi crescenti, a partire da 3-4 g/die, per evitare il gonfiore.
Una dieta a basso contenuto di Fodmap può contribuire a migliorare la sintomatologia, ma deve essere sempre suggerita e verificata da un nutrizionista esperto, in grado di capire quando è opportuno reintrodurre i cibi eliminati.
Infine, anche l'olio di menta piperita può essere un trattamento efficace per i sintomi generali e il dolore addominale, tenendo d’occhio la comparsa di reflusso gastroesofageo, l’effetto indesiderato più comune.