Farine d’insetti, l’esperto: occhio a isteria collettiva

28 Marzo 2023

Il Governo ha presentato quattro decreti interministeriali che introdurranno etichette informative sui prodotti che contengono o derivano da insetti. Le nuove norme prevedono un’etichettatura specifica sulla provenienza del prodotto, sui quantitativi di farine di insetti presenti e sugli allergeni, oltre che una scaffalatura apposita nei negozi, come per gli alimenti biologici o senza glutine. Ad annunciarlo, nei giorni scorsi, il ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida in una conferenza stampa congiunta insieme al ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso e della Salute, Orazio Schillaci.

La firma sui decreti segue le intese raggiunte in Conferenza Stato Regioni sulle indicazioni obbligatorie per l'immissione in commercio di alimenti contenenti quattro farine di insetti: farina di grillo, farina Alphitobius diaperinus (larve), farina di Tenebrio molitor (tarme) e farina di Locusta migratoria.

“Ci si può nutrire di quello che più si ritiene idoneo ma per quanto riguarda la farina di insetti pensiamo serva un'etichettatura che specifichi in modo puntuale e visibile quali prodotti hanno derivazione da questi insetti", dice Lollobrigida.

Il Ministro Urso: “Alla base dei provvedimenti, firmati oggi, vi è il principio della trasparenza su cui si fonda la capacità di scelta di consumatori che devono sapere come un prodotto è stato realizzato, da dove proviene e con cosa è fatto per essere liberi di utilizzare o meno un prodotto".

Orazio Schillaci: "Vigileremo con i Nas sul pieno rispetto delle disposizioni annunciate oggi, sia per quanto riguarda il divieto dell'utilizzo di farine di insetti in alimenti tipici della dieta mediterranea come pizza e pasta, sia per quanto riguarda la conformità dell'etichettatura dei prodotti che li contengono e che dovrà esser visibile e chiara. Chi acquista questi prodotti a base di farine di insetti deve sapere che c'è un rischio di allergia, anche se adesso non sappiamo quantificare quanto nello specifico".

Spisni (Unibo): nessun pericolo. Scelga il consumatore

Abbiamo chiesto un commento a Enzo Spisni, docente di fisiologia della nutrizione presso l’Università di Bologna: “Il rischio di sviluppare allergie esiste per qualunque alimento che una persona introduce per la prima volta nella sua dieta. Vale per la prima volta che assaggiamo il maracuja o il mangustano e vale anche per il grillo. Siccome gli insetti hanno proteine simili come sequenza amminoacidica e come struttura a quelle dei crostacei, è possibile che chi già soffre di allergia ai crostacei sia allergico anche alla farina di grillo. Anche chi ha forte allergia agli acari potrebbe avere problemi con queste farine, anche se le allergie agli inalanti sono diverse da quelle alimentari, come dimostrano l’allergia alle graminacee inalate e quella alimentare al grano. Detto ciò, questi rischi sono stati molto ben considerati dal panel di scienziati Efsa che ha autorizzato il consumo delle farine di grillo. Per quanto riguarda il merito dei provvedimenti governativi, i crostacei, che insieme ai molluschi sono tra i principali allergeni per l’uomo, non mi pare che vengano “ghettizzati” e posti su banconi del pesce separati, ben lontani da orate e branzini. Quanto all’etichettatura, in Italia e in Europa era già stata resa obbligatoria per le farine di grillo, quindi da questo punto di vista i provvedimenti governativi non hanno di fatto apportato modifiche a quanto già stabilito dal panel Efsa. Nessun ricercatore ha mostrato dubbi sulla commestibilità e sui valori nutrizionali, piuttosto elevati, della farina di grillo. Di pubblicazioni scientifiche che dimostrino qualche tipo di pericolosità per questa farina, semplicemente, non ce ne sono. Poi, anche se per noi europei si tratta di un alimento nuovo, i grilli e le larve di grillo vengono consumati in molti paesi del mondo da migliaia di anni e i dati epidemiologici sono più che rassicuranti anche dal punto di vista delle allergie, molto più rare di quelle a crostacei, molluschi, latte o uova. Credo, quindi, che, tutto sommato, possiamo parlare di un fenomeno ascrivibile a “isteria collettiva da gastronazionalismo” più che a qualche tipo di sottolineatura di un pericolo reale. Poi, nessuno obbliga nessuno ad acquistare o mangiare farina di grillo. È una libera scelta di chi si attiene a pareri scientifici fondati ed è curioso di assaggiare qualcosa di esotico, nuovo ed ecologicamente molto sostenibile”.   

Nicola Miglino

 

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