Carne coltivata, il divieto è legge

20 Novembre 2023

Via libera definitivo dell'Aula della Camera lo scorso giovedì al divieto di produrre e vendere in Italia carne coltivata. L'Italia è il primo Paese in Europa ad introdurre questo divieto. L'Assemblea di Montecitorio ha approvato con 159 sì, 53 no e 34 astenuti il disegno di legge presentato dal ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida che proibisce la produzione e l'immissione sul mercato di alimenti e mangimi costituiti, isolati o prodotti a partire da colture cellulari o di tessuti derivanti da animali vertebrati nonché di divieto della denominazione di carne per prodotti trasformati contenenti proteine vegetali. Il testo è stato votato dalla maggioranza.

Il Pd si è astenuto, mentre il M5S e Alleanza verdi di sinistra (Avs) hanno votato contro.

Il divieto, però, potrebbe costare all’Italia l’apertura di una procedura di infrazione da parte dell’Unione europea e venire presto annullato in quanto rischia di violare le norme europee rispetto alla libera circolazione delle merci. In più rischia di essere considerato illegittimo perché si configura come un divieto preventivo, istituito cioè prima ancora che l’Unione europea abbia legiferato a riguardo.

Così, in aula, il ministro dell'Agricoltura e della Sovranità alimentare Francesco Lollobrigida: "Salvo +Europa, non c'è un partito in questo Parlamento che non abbia sottoscritto petizioni che dicono no al cibo sintetico o coltivato, quindi c'è una forte base istituzionale che ha portato alla richiesta di normare il tema. Governo e maggioranza hanno scelto di sostenere questa iniziativa di governo ampiamente rappresentativa della volontà popolare".

Susanna Cherchi, M5s: “Se a Singapore si compra in macelleria, penso sia come fermare il mare con le mani”. Angelo Boselli, Avsi: “State prendendo in giro gli italiani perché quando sarà dichiarata legittima dall’Epsa non potrete impedire la circolazione delle merci”.

Secondo l’Associazione Luca Coscioni e come ribadito dal Good food institute Europe assieme all’Alleanza italiana per le proteine complementari, il divieto rischia di ridurre gli investimenti nel settore e spingerà i ricercatori italiani all’estero. “Questa misura - sottolineano - non solo priverà i consumatori della libertà di scelta, ma taglierà fuori il paese dagli investimenti e dalla creazione di posti di lavoro offerti da questo settore”.

 

 

 

 

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