"La maggior parte degli studi che finora hanno preso in esame il rapporto tra dieta e cancro, si è concentrata su singoli nutrienti piuttosto che alimenti, anziché sulla dieta nel suo complesso”, dice Carlota Castro-Espin, ricercatrice presso il Catalan institute of oncology and Bellvitge biomedical research institute di Barcellona. "Esaminare i modelli dietetici, piuttosto che i singoli componenti delle diete, può portare a conclusioni più accurate quando si analizzano i rapporti con outcome clinici come il cancro al seno".
Gli Autori ricordano come, tra gli alimenti pro-infiammatori, siano da annoverare la carne rossa e quella trasformata, cibi ricchi in grassi come burro, margarine e grassi per friggere o ricchi di zucchero. Frutta, verdura, legumi, tè e caffè, invece, sono da considerarsi ad attività antinfiammatoria.
In base a questionari nutrizionali su un campione di 27 alimenti, i ricercatori hanno determinato un indice infiammatorio della dieta di ciascuna delle 350 mila donne coinvolte, andando poi a correlarlo con l’incidenza di cancro al seno.
La sorpresa è stata constatare una relazione lineare che ha evidenziato un rischio superiore del 12% tra le donne a indice nutrizionale infiammatorio più elevato rispetto a quello più basso. Il pericolo sembra maggiore in premenopausa ed è indipendente dalla tipologia ormonale del tumore.
"Questi risultati aggiungono ulteriori prove rispetto al ruolo che la dieta può svolgere nella prevenzione del cancro al seno", conclude Castro-Espin. "Il passo successivo, sarà ora per noi valutare il rapporto tra una dieta pro-infiammatoria o altri modelli dietetici e la sopravvivenza da cancro al seno, sempre facendo leva sui dati dello studio Epic”.
Nicola Miglino