Ecco così che un gruppo di ricercatori, guidato da Daniela Bonofiglio, docente di Scienze tecniche di medicina di laboratorio, nonché coordinatrice del corso di laurea magistrale in Scienza della nutrizione presso il dipartimento di Farmacia e Scienze della salute e della nutrizione dell'Università della Calabria, ha raccolto in una recente review pubblicata su Nutrients i dati a oggi disponibili sulla base di quanto presente in letteratura.
P.ssa Bonofiglio, quali sono, innanzitutto, le sostanze naturali, tipicamente presenti nella dieta mediterranea, con potenziale attività preventiva nei confronti del ca mammario?
La dieta mediterranea, caratterizzata da un elevato apporto di verdura, frutta fresca e secca, legumi, cereali, latticini, un moderato apporto di pesce, carni bianche, uova e un ridotto consumo di carni rosse, un uso giornaliero di olio extravergine d’oliva e di spezie, insieme a un moderato consumo di vino rosso, è oggi considerato uno dei modelli alimentari più salutari al mondo. Numerose evidenze scientifiche suggeriscono che un’alta aderenza al pattern della dieta mediterranea riduca il rischio di malattie metaboliche, infiammatorie, cronico-degenerative e tumorali. Gli effetti benefici nei confronti di un ampio spettro di neoplasie, come i carcinomi del tratto gastroenterico, ma anche del rene, fegato, endometrio e mammella, sono dovuti alla presenza negli alimenti di composti bioattivi, definiti nutraceutici. Sostanze nutraceutiche sono polifenoli, catechine, vitamine, acidi grassi polinsaturi che proteggono le cellule dall’ossidazione e dai processi infiammatori ed esercitano attività antitumorale.
Con quali meccanismi d’azione potrebbero esercitare i loro effetti?
Numerose ricerche sperimentali si sono focalizzate sui potenziali effetti preventivi dei nutraceutici della dieta mediterranea nei confronti delle cellule tumorali mammarie. Tali composti sono in grado di inibire l’insorgenza e la progressione del carcinoma mammario in quanto interferiscono con diversi processi biochimici cellulari ed extracellulari responsabili della sopravvivenza delle cellule neoplastiche, tra i quali la crescita cellulare, il ciclo cellulare, l’apoptosi, l’autofagia, lo stress ossidativo e il metabolismo del glucosio. Alcuni nutraceutici sono in grado di agire epigeneticamente, tramite metilazione, acetilazione e fosforilazione di diversi promotori genici, modulando l’espressione di geni nelle fasi di promozione e progressione del carcinoma mammario. Altri composti hanno la capacità di inibire l’invasione e la migrazione delle cellule tumorali mammarie, l’angiogenesi e la metastatizzazione. Inoltre, alcune sostanze naturali sono in grado di contrastare il processo infiammatorio che predispone alla carcinogenesi mammaria. Infine, bisogna considerare l’azione sinergica di composti presenti in alimenti tipici del pattern mediterraneo che possono modulare positivamente la tumorigenesi.
Resveratrolo, Egcg, retinoidi, Pufa: cosa ci suggerisce la letteratura?
Sulla base degli studi di ricerca condotti in modelli in vitro ed in vivo di carcinoma mammario, il resveratrolo, polifenolo presente nell’uva e nel vino rosso, l’epigallocatechingallato, catechina contenuta nel thè verde, i retinoidi analoghi della vitamina A e gli acidi grassi ω-3 polinsaturi contenuti nei pesci e nella frutta secca, hanno dimostrato di svolgere un’azione antineoplastica attraverso diversi meccanismi. Dati di letteratura evidenziano che tali sostanze naturali esercitano la loro attività antitumorale attraverso l’arresto del ciclo cellulare in fase G0/G1, G2/M e S, l’aumentata espressione delle proteine p53 e p21, nonché delle proteine proapoptotiche, Bax e Bak, e la downregolazione della proteina antiapoptotica Bcl-2. L’azione antitumorale di questi composti si esplica anche attraverso l’inibizione delle vie di segnalazione della sopravvivenza cellulare, come la fosfatidil-inositolo 3-chinasi, o nell’inibizione dell’azione di enzimi, come la cicloossigenasi-2 e le lipossigenasi. Numerosi studi hanno dimostrato che resveratrolo, Egcg, retinoidi e Pufa possono ridurre l’espressione del fattore di trascrizione NFκB, che è il principale mediatore dell’infiammazione, e delle citochine infiammatorie come Tnf-α, Il-6, Il-1β. Inoltre, è stato riportato che queste sostanze naturali inibiscono la produzione di numerosi mediatori della cascata angiogenica, come il fattore di crescita vascolare endoteliale Vegf. Pertanto, queste molecole, inibendo le vie di segnalazione coinvolte nella proliferazione, infiammazione, invasione, angiogenesi, metastasi e attivazione delle vie di morte cellulare, hanno la potenzialità di interferire sui processi distintivi delle cellule cancerogene.
Quali sono le sfide per il prossimo futuro?
Il carcinoma mammario rappresenta il tumore maligno più comune e la prima causa di morte associata a neoplasie nelle donne in tutto il mondo. L’elevata incidenza di tale tumore richiede lo sviluppo, oltre alle terapie convenzionali rappresentate dalla chirurgia, radioterapia e chemioterapia, di nuove strategie terapeutiche. Clinicamente, è una malattia eterogenea che include diversi sottotipi molecolari che possono essere identificati attraverso l’analisi di biomarcatori diagnostici e predittivi della prognosi. Attualmente uno dei problemi clinici più importanti nel trattamento del carcinoma mammario è rappresentato dalle recidive della malattia e/o dallo sviluppo della resistenza ai farmaci. Pertanto, la sfida più urgente è quella di individuare nuovi marker di diagnosi precoce e pianificare strategie terapeutiche più efficaci e meno tossiche per le pazienti affette da carcinoma mammario.
Ritiene la nutraceutica un ambito promettente da affiancare alle terapie standard?
Molti composti naturali contenuti nella dieta mediterranea svolgono attività pleiotropiche e stanno emergendo come promettenti nutraceutici nei confronti del carcinoma mammario grazie alla loro potenziale capacità di riconoscere come bersaglio la cellula tumorale. Sebbene l’uso di queste molecole sia sostenuto principalmente dalle evidenze sperimentali ottenute dai modelli in vitro e in vivo di carcinogenesi mammaria, appare evidente la necessità di valutare i benefici dei nutraceutici della dieta mediterranea attraverso studi clinici robusti e ben progettati. A tale proposito, scopo dell’onconutraceutica è studiare l’attività dei composti in associazione con la terapia antitumorale, ma anche valutare una riduzione delle concentrazioni dei farmaci antitumorali e degli effetti avversi delle terapie oncologiche. Sarebbe, dunque, auspicabile testare questi composti nutraceutici in combinazione con regimi chemio- e radio-terapici al fine di migliorare l’outcome clinico e la sopravvivenza delle pazienti.
Nicola Miglino