Case report: i rischi di un sovradosaggio di vitamina D

05 Luglio 2022

Un caso clinico decisamente particolare ci è utile per ripassare i rischi di un eccesso di vitamina D nell’organismo. L’episodio viene descritto dalle colonne di Bmj case reports e riguarda un uomo di circa 50 anni, ricoverato in ospedale a seguito di un complesso quadro sintomatico comprendente vomito, nausea, dolori addominali, crampi alle gambe, tinnito, secchezza delle fauci, aumento della sete, diarrea e perdita di peso.

I sintomi erano in corso ormai da quasi tre mesi ed erano iniziati circa un mese dopo aver intrapreso un ciclo intensivo con integratori vitaminici su consiglio di un nutrizionista. La storia clinica dell’uomo era già alquanto complicata: tubercolosi, tumore benigno dell'orecchio interno che aveva provocato sordità da quel lato, meningite batterica, sinusite cronica ed episodio di idrocefalo.

In questo quadro, aveva cominciato ad assumere integratori a dosi giornaliere spropositate: vitamina D 150.000 UI (fabbisogno giornaliero 10 μg o 400 UI); vitamina K2 100 μg (fabbisogno giornaliero 100–300 μg); vitamina C, vitamina B9 (folato) 1.000 μg (fabbisogno giornaliero 400 μg); vitamina B2 (riboflavina), vitamina B6, Omega-3 2.000 mg B.i.d. (fabbisogno giornaliero 200-500 mg), oltre a numerosi altri integratori vitaminici, minerali, nutrienti e probiotici. Con la comparsa dei primi sintomi, ha interrotto immediatamente l’assunzione del cocktail, senza però alcun beneficio.

Dagli esami prescritti dal medico di famiglia, risultavano livelli molto alti di calcio e leggermente aumentati di magnesio. Per la vitamina D eravamo sette volte sopra i limiti raccomandati. La stessa funzione renale risultava compromessa, mentre esami di imaging non davano evidenze di processi tumorali in corso.

L'uomo è rimasto in ospedale per otto giorni, durante i quali gli sono stati somministrati liquidi per via endovenosa e bifosfonati, per abbassare i livelli di calcio nel sangue. A due mesi dalle dimissioni, la calcemia era tornata alla normalità, mentre i livelli di vitamina D risultavano ancora alti.

"Stiamo parlando di una situazione indubbiamente eccezionale”, avvertono gli Autori. “Però i casi di ipervitaminosi D sono in aumento, con rischi maggiori per donne, bambini e pazienti chirurgici. I sintomi sono diversi, per lo più causati da un eccesso di calcio nel sangue. Includono; sonnolenza, confusione, apatia, psicosi, depressione, anoressia, dolori addominali, vomito, costipazione, pancreatite, ipertensione, aritmie e nefropatia. Peraltro, dato il lento turnover della vitamina D, la cui emivita è di circa due mesi, i sintomi possono durare per diverse settimane", avvertono gli autori.

C’è da chiedersi come abbia potuto un nutrizionista dare suggerimenti di questa natura. Il caso, però, ci torna utile per un ripasso degli effetti collaterali di un sovradosaggio di vitamina D.

Nicola Miglino

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