La peculiarità sta nell’aver individuato un ceppo batterico di E. Coli che, stimolato da una dieta sbilanciata, determina la sintesi di sostanze favorenti l’insorgenza e la proliferazione del tumore. La ricerca ha attinto ai dati di due grandi studi americani: il Nurses’ health study, su 121.700 donne tra i 30 e i 55 anni e The health professionals follow-up study, 51.529 uomini tra i 40 e i 75 anni.
Di tutta questa popolazione erano disponibili informazioni su abitudini nutrizionali di circa 135 mila persone, con 3.200 casi di ca colon-retto. Grazie alla disponibilità di prelievi biotici, dai campioni di tumore si è estratto il Dna alla ricerca di materiale genetico corrispondente a un ceppo specifico di E.coli presente nel microbiota intestinale.
Si tratta del cosiddetto Pks+ E. coli, ovvero un ceppo il cui Dna è caratterizzato da una regione codificante per la polichetide sintasi, enzima multifunzionale che produce polichetidi, famiglia di metaboliti secondari in batteri, funghi, piante e alcune linee di animali. Ebbene, il metabolita pericoloso prodotto in questo caso sarebbe la colibactina, genotossina in grado di danneggiare il Dna e che si correla all’insorgenza di tumore del colon retto.
Incrociando i dati, gli scienziati hanno trovato un forte legame tra i modelli dietetici in stile occidentale e tumori del colon-retto contenenti quantità elevate di Pks+ E. coli.
Così commenta Shuji Ogino, del dipartimento di Patologia del Brigham and women's hospital di Bostono, coordinatore dello studio: “Questi risultati supportano la nostra ipotesi che le diete in stile occidentale aumentino il rischio di cancro del colon-retto attraverso un’azione su pks+ E. coli. Si tratta del primo studio che collega la dieta occidentale con specifici batteri patogeni nel cancro. Il nodo da sciogliere, ora, è capire quale componente della dieta sia in grado di attivare questa specifica specie batterica".