Microbiota salva-polmoni: studio su Vigili del fuoco Usa post 11 settembre

12 Dicembre 2023

La salute dei polmoni è strettamente correlata a quella del microbiota intestinale. A suggerirlo, i dati di uno studio sulla funzionalità polmonare dei vigili del fuoco di New York che si trovavano presso il World trade Center l'11 settembre 2001 e nei giorni immediatamente successivi agli attacchi, presentati a Honolulu lo scorso ottobre nel corso di Chest 2023, congresso annuale dell’American college of chest physicians.

Nello studio, noto come Firehouse (Food intake restriction for health outcome support and education), 89 vigili del fuoco con lesioni polmonari associate al tragico evento di New York sono stati randomizzati a un intervento dietetico mediterraneo a basso contenuto calorico (LoCalMed) o alla dieta standard.

L’obiettivo era valutare, a sei mesi, i cambiamenti nel microbioma e sulla salute in generale dopo sei mesi di esposizione alla dieta mediterranea. Rispetto alla dieta standard, quella di tipo mediterraneo ha determinato un aumento di Bacteroides ovatus, specie batterica associata a minori effetti negativi sulla salute. I partecipanti al gruppo LoCalMed hanno avuto diminuzioni significative del Bmi e aumenti del Fev1 rispetto a quelli del gruppo gruppo di controllo, nonché un indice infiammatorio inferiore, come dimostrato da un numero inferiore di globuli bianchi.

I ricercatori hanno anche eseguito uno studio pilota su campioni di feci raccolti dai due gruppi, riscontrando una correlazione tra riduzione del Bmi e aumento di Bacteroides ovatus.

In un modello murino di diete ad alto contenuto di grassi, i ricercatori hanno poi potuto osservare come l’aumento di Bacteroides ovatus determinasse riduzioni del Bmi e diminuzione dei livelli sierici di C-Ldl e trigliceridi.

“Il nostro studio dimostra che il microbiota intestinale può cambiare anche in tempi molto rapidi", sottolineano gli Autori. “Questi cambiamenti possono essere associati a risultati clinicamente rilevanti. Sono, comunque, sicuramente necessari altri studi per convalidare questi risultati in altre popolazioni con esposizione a particolato ambientale e fattori di rischio metabolico come Bmi elevato”. (n.m.)

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