Ci hanno pensato alcuni ricercatori dell’Università di San Diego che, per la prima volta, ne hanno testato i benefici sui sintomi di malattie infiammatorie croniche intestinali, prima su modelli murini e poi sull’uomo. I risultati degli studi sono stati pubblicati sul Journal of functional foods.
Gli studi su modello animale hanno evidenziato, la capacità di Chlamydomonas reinhardtii somministrata sotto forma di polvere, di frenare la perdita di peso corporeo in topi con colite acuta. Ciò ha indotto i ricercatori a verificare se vi fossero effetti simili anche nell’uomo. Sono stati così reclutati 51 volontari con diversi gradi di severità nella sintomatologia gastrointestinale ai quali è stata somministrata, in aggiunta alla normale dieta, una dose giornaliera variabile tra 1 e 3 g di polvere derivata dall’alga per 30 giorni. I risultati hanno mostrato che chi accusava più sintomi, traeva maggiori benefici in termini di riduzione di episodi diarroici, comparsa di gonfiore, meteorismi, dolore e tensione alla pancia. L’analisi successiva di campioni di feci prelevatati dai partecipanti ha evidenziato, inoltre, che la composizione del microbioma intestinale a seguito del consumo di C. reinhardtii ha conservato la sua diversità, non riscontrando segni di disbiosi o ricadute negative sulla composizione microbica.
Così commentano gli autori: “I composti bioattivi derivati dalle alghe possono essere utilizzati come ingredienti funzionali nella dieta apportando benefici per la salute. Il nostro lavoro ha preso in esame per la prima volta gli effetti del consumo di una polvere a base di Chlamydomonas reinhardtii, nei topi e nell'uomo, con particolare attenzione alla sintomatologia legata a infiammazione intestinale. In entrambi i casi, l'integrazione alla dieta ha avuto un impatto benefico sulla funzione gastrointestinale. Nei topi, ha mitigato significativamente la perdita di peso in un modello di colite. Nell'uomo, l'aggiunta alla dieta in individui con alta frequenza di sintomi gastrointestinali, come quelli comunemente associati alla sindrome dell'intestino irritabile, ha ridotto significativamente l'insorgenza di diarrea, meteorismi e gonfiore, aumentando anche la regolarità dei movimenti intestinali e migliorando la qualità delle feci. Inoltre, l’analisi del microbiota intestinale dei volontari partecipanti, non ha evidenziato cambiamenti significativi, suggerendo che i benefici riportati potrebbero essere determinati da una molecola bioattiva presente nella biomassa algale o da un cambiamento nell’espressione genica dei batteri intestinali, innescato dal consumo di alghe. Sono necessarie ulteriori ricerche con un numero maggiore di partecipanti, anche per valutare gli effetti in relazione a età, sesso, peso corporeo e dieta. Tuttavia, possiamo concludere che l'integrazione di C. reinhardtii alla dieta non solo aggiunge valore nutrizionale, ma, in alcuni individui, può alleviare la sintomatologia gastrointestinale”.