“Negli adulti sani, la concentrazione plasmatica di Aba aumenta dopo somministrazione orale di glucosio, stimolandone l'assorbimento periferico”, sottolineano gli autori. “Inoltre, nei diabetici si registrano livelli non ottimali di Aba endogeno e sappiamo che, a concentrazioni nanomolari, l'Aba stimola l'assorbimento del glucosio in modo simile all'insulina. Nel loro insieme, questi dati suggeriscono che l’acido abscissico possa svolgere un ruolo importante nel modulare l'omeostasi del glucosio nell'uomo”.
I ricercatori hanno preparato due tipologie di estratto (Ffe10X e Ffe50X), ognuna contenente 40 µg (Ffe 10X 600 mg, Ffe 50X 100 mg) e 80 µg (Ffe 10X 1.200 mg, Ffe 50X 200 mg) di Aba. Ciascuna veniva aggiunta a una bevanda standard di riferimento contenente 50 g di glucosio in 250 ml di acqua.
A non meno di un giorno di distanza l’una dall’altra, ciascuna delle quattro bevande è stata somministrata ai volontari, con tre intervalli in cui veniva data, come controllo, solo la soluzione standard zuccherata (questo lo schema: standard; Ffe 10X 600 mg; Ffe 10X 1.200 mg; standard; Ffe 50X 100 mg; Ffe 50X 200 mg; standard).
Campioni di sangue venivano prelevati nel corso delle due ore successive alla somministrazione.
I risultati hanno evidenziato che le soluzioni a concentrazioni maggiori di Aba (Ffe 10X 1.200 mg; Ffe 50X 200 mg) determinavano una riduzione di circa il 25% del picco massimo di glicemia e insulinemia raggiunti a 30 minuti dalla somministrazione rispetto alla soluzione zuccherata.
La tendenza alla diminuzione si evidenziava anche per dosi più basse di Aba (Ffe 10X 600 mg; Ffe 50X 100 mg), ma i valori non sono risultati statisticamente significativi.
“L’aggiunta di Aba ha determinato una riduzione di indice glicemico e insulinico della soluzione standard”, commentano gli autori. “L’estratto di fichi, standardizzato secondo le adeguate concentrazioni di Aba, potrebbe dunque rivelarsi, sottoforma di integratore o bevanda funzionale, un promettente intervento nutrizionale per la gestione dell'omeostasi del glucosio postprandiale, di disturbi metabolici, del prediabete e potenzialmente di diabete e obesità”.