Il tipo di dieta cui si sono sottoposti è stato diviso o per “macronutrienti” (a basso contenuto di carboidrati o grassi piuttosto che riduzione bilanciata di macronutrienti) o secondo il nome (Atkins, a zona, Dash etc.), e il confronto è stato fatto con gruppi di controllo che continuavo a seguire le abitudini dietetiche consuete.
A sei e dodici mesi sono state rilevate le variazioni dei seguenti parametri: peso corporeo, c-Ldl, c-Hdl, pressione arteriosa diastolica e sistolica e proteina C reattiva.
I risultati evidenziano che, rispetto alla dieta abituale, una dieta povera di carboidrati piuttosto che di grassi determina, a sei mesi, un effetto simile sulla perdita di peso (4,63 e 4,37 kg, rispettivamente) e sulla riduzione della pressione sistolica (-5,14 mmHg vs -5,05 mmHg) e diastolica (-3,21 vs -2,85 mmHg).
Le diete a riduzione moderata di macronutrienti hanno comportato modesta perdita di peso e diminuzione della pressione sanguigna. Le diete a basso contenuto di carboidrati hanno minore efficacia rispetto a quelle a basso contenuto di grassi o a macronutrienti contenuti su riduzione del colesterolo Ldl (-1,01 mg/dL vs -7,08 mg/dL vs -5,22 mg/dL, rispettivamente) ma maggiore su cHdl (+2,31 mg/dL vs -1,88 mg/dL vs - 0,89 mg/dL).
Entrando nel dettaglio delle diete più popolari, quelle con il maggiore effetto, sempre a sei mesi, sulla riduzione del peso e della pressione sanguigna sono state Atkins (peso -5,5 kg, pressione sistolica -5,1 mm Hg, pressione diastolica -3,3 mm Hg), Dash (-3,6 kg, -4,7 mmHg, -2,9 mmHg) e Zona (-4,1 kg, -3,5 mm Hg, ----2,3 mm Hg). Nessuna, però, ha determinato benefici su c-Hdl o proteina C reattiva. A distanza di 12 mesi i benefici per tutte le tipologie di dieta, a eccezione di quella mediterranea, si sono praticamente dissolti.
“Coerentemente con quanto già da noi evidenziato in una review precedente, i risultati indicano che quasi tutti i modelli dietetici e le diete più popolari conducono a una modesta perdita di peso nell’arco di 12 mesi, con piccole o trascurabili differenze tra le varie tipologie”, commentano gli Autori. “Le stesse linee guida congiunte di American heart association, American college of cardiology e Obesity society, stilate nel 2014, concludevano, peraltro, che non vi erano prove sufficienti a raccomandare una dieta piuttosto che un’altra. La dieta Atkins probabilmente consente la perdita di peso maggiore, non bilanciata da un altrettanto effetto sugli indicatori di rischio cardiovascolare. Ricordiamo che le recenti linee guida dietetiche in Usa e Canada, così come la Eat Lancet commission, indicano nella dieta vegetariana il miglior strumento di prevenzione cardiovascolare un dato che però, considerato il ristretto lasso di tempo da noi valutato, il nostro lavoro non consente di confermare. In conclusione, dunque, possiamo dire che, rispetto alla dieta abituale, vi sono evidenze di modesta perdita di peso e sostanziale riduzione pressoria per le diete a basso contenuto di carboidrati, quali per esempio la Atkins o quella a zona, quelle basso contenuto di grassi, come la Ornish o a moderato apporto di macronutrienti come la Dash o la Mediterranea. Questo, però, a sei mesi, giacché a 12 tali effetti scompaiono. Pertanto, le differenze tra i vari modelli sono davvero minime e le persone possono tranquillamente scegliere in base alle loro preferenze”.
Nicola Miglino