Il futuro, per le nostre tavole, si chiama agricoltura cellulare. In sostanza, stando a quanto riferito da Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile) in merito alle proprie ricerche sul campo, si tratta, a partire da vegetali di interesse agronomico, della produzione di alimenti con un’ampia varietà di molecole utili alla salute, senza erosione di suolo e perdita di biodiversità.

Utilizzare gli scarti della torrefazione del caffè come ingrediente ad alto valore aggiunto nei prodotti da forno consentirebbe di ridurre del 73% l’impatto ambientale delle lavorazioni e di dimezzare i costi di smaltimento a carico delle aziende. È quanto emerge da uno studio Enea sulla sostenibilità economica e ambientale dello smaltimento della silverskin, il principale scarto organico della torrefazione del caffè, che i torrefattori hanno l’obbligo di trasformare in compost. La ricerca è stata condotta nell’ambito del progetto europeo Biocircularcities e i risultati sono stati pubblicati sulla rivista Sustainability.

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I ricercatori Enea del Centro ricerche La Trisaia (Matera) hanno brevettato un processo, facilmente trasferibile a livello industriale, che consente di estrarre dai lieviti rossi la torularodina, carotenoide con proprietà antitumorali, antinfiammatorie e antiossidanti, utilizzabile nella produzione di nutraceutici e farmaceutici.

Estrarre molecole benefiche per produrre integratori e alimenti nutraceutici da foglie, radici e residui di lavorazione del melograno. È questo l’obiettivo di NewTriPome, il nuovo progetto di ricerca Enea che vedrà la collaborazione di professionalità e piattaforme tecnologiche di quattro laboratori del Centro ricerche Casaccia di Roma impegnati sui temi della salute e delle biotecnologie nel settore agroalimentare.

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