Il quadro clinico dell'ipomagnesiemia può essere asintomatico, includere sintomi come debolezza muscolare, tremori, convulsioni e parestesie, o portare ad anomalie cardiovascolari (fibrillazione ventricolare e ipertensione) e metaboliche (ipopotassiemia e ipocalcemia).
Una riduzione dell'assunzione può derivare da un consumo dietetico inadeguato, anche se questo elettrolita è ben distribuito nelle verdure a foglia verde, nei legumi, nelle noci, nei semi e nei cereali integrali, ma la raffinazione dei cereali può abbassarne il contenuto, o dalla dipendenza dall'alcol.
L'ipomagnesiemia intestinale primaria è una malattia rara ed è un errore innato del metabolismo, mentre le cause gastrointestinali di ipomagnesiemia comprendono perdite dovute a condizioni croniche di diarrea o vomito, aspirazione nasogastrica e fistole, intervento chirurgico di bypass dell'intestino tenue.
Oggi però a preoccupare sono gli inibitori della pompa protonica, spesso sovrautilizzati per anni: l'esatto meccanismo non è chiaro, ma una delle ipotesi è la compromissione dell'assorbimento intestinale dovuta a un'alterata affinità del canale TRPM6 / TRPM7 per il Mg, con la conseguente interruzione del sistema di trasporto attivo. Le perdite renali sono principalmente dovute a difetti nei percorsi escretori del magnesio e ai diversi farmaci che agiscono a questo livello: tiazidolici, antibiotici aminoglicosidici, amfotericina B, cisplatino, pentamidina, tacrolimus e ciclosporina.
Esistono poi: la sindrome da rialimentazione, in cui la reintroduzione dei carboidrati comporta uno spostamento intracellulare del magnesio; l'aumento dell'assorbimento di magnesio per rinnovare l'osso dopo paratiroidectomia o tiroidectomia; il trattamento della chetoacidosi diabetica e pancreatite acuta. tutte condizioni che determinano spostamenti di magnesio da compartimenti extracellulari a intracellulari, con conseguente ipomagnesiemia.
I pazienti con anomalie elettrolitiche simultanee come ipopotassiemia o ipocalcemia devono essere trattati in modo appropriato con sostituti di potassio o calcio, rispettivamente, poiché il trattamento con magnesio da solo richiederà diversi giorni per correggere. Una carenza si riscontra con maggiore frequenza nei pazienti con diabete di tipo 2 e oggi si sa che vi è una relazione inversa con il controllo glicemico, attraverso il trasporto alterato del glucosio cellulare, la riduzione della secrezione di insulina pancreatica e la segnalazione di insulina difettosa post-recettore; ci sono anche recenti dati che collegano l'ipomagnesiemia a varie complicazioni diabetiche che ha portato l'American diabetes association a indicare la supplementazione di magnesio nei pazienti diabetici con ipomagnesiemia.
Esistono formulazioni orali con diverso contenuto di magnesio e tolleranza, ma i dati umani sulla biodisponibilità dei diversi sali di magnesio molto limitati. Uno studio condotto sui ratti ha dimostrato che i sali organici sono più biodisponibili rispetto a quelli inorganici, e il gluconato di magnesio sembra fornire la massima biodisponibilità. In qualsiasi forma di integrazione del magnesio, deve essere presa in considerazione la funzionalità renale e in tutti i casi, la causa alla base della carenza di magnesio deve essere delineata e opportunamente indirizzata per prevenire le recidive.
Silvia Ambrogio