Negli ultimi anni dati emergenti stanno rivelando che la vitamina K può essere importante nella prevenzione e nel trattamento dell'osteoartrite proprio in virtù dell’attività di carbossilazione proteica.
Uno studio longitudinale che ha confrontato i pazienti con carenza subclinica di vitamina K con quelli con adeguata assunzione, ha mostrato un aumentato rischio di sviluppare l'artrosi del ginocchio e lesioni della cartilagine.
Anche la relazione tra lo stato della vitamina K, con misurazione diretta o attraverso la carbossilazione proteica della matrice, e il verificarsi o la progressione dell'osteoartrite è stata affrontata in diversi studi. Nel Framingham offspring study (n=672; età media 66 anni), è stata trovata una relazione negativa tra l'insorgenza di questa patologia della mano, presenza di osteofiti e restringimento dello spazio articolare e i dosaggi di fillochinone circolante. Il livello di 1 nmol/L di fillochinone circolante è stato identificato come soglia, per cui un ulteriore incremento del fillochinone circolante non sarebbe utile a scopo preventivo, ma questi valori non sembrano validi quando si valuta l’osteoartrite del ginocchio.
Per quanto riguarda l'assunzione con la dieta, lo studio giapponese Road (n=719; età media 72 anni) ha mostrato che la vitamina K, valutata attraverso un breve questionario di assunzione, era l'unico nutriente associato a un grado di artrite inferiore (Grado KL<2), rimasto significativo dopo un'analisi secondaria basata sul sesso.
Nel successivo studio Road, è stato utilizzato un sistema diagnostico computerizzato e l’analisi secondaria basata sul sesso ha mostrato che vitamina K, B1, B2, B6 e C erano associate alla larghezza minima dello spazio articolare, mentre vitamina E, B1, B2, niacina e B6 erano associate all'area degli osteofiti; la relazione tra vitamina K e i parametri dell’artrite del ginocchio non era significativa negli uomini.
Nel Multicenter osteoarthritis study (Most), che ha coinvolto 1.180 soggetti (età media 62 ± 8 anni), la carenza subclinica di vitamina K al basale era associata all’incidenza di artrite del ginocchio e a lesione della cartilagine, ma non alla presenza di osteofiti.
Nello Health Abc Study (n=1323; età media 74,2±2,8 anni), il livello plasmatico di vitamina K al di sotto del valore basale prevedeva lo stato della cartilagine articolare e il danno del menisco tra gli anziani residenti in comunità dopo tre anni. L'analisi successiva dello studio, inoltre, ha mostrato che i soggetti con livello di fillochinone nel plasma <0,5 nmol/L avevano maggiori probabilità di sviluppare limitazioni nella mobilità e disabilità, rispetto alle persone con almeno 1,0 nmol/L.
Nel 2008 è stato fatto uno studio clinico per valutare gli effetti della vitamina K su questi pazienti, trattandoli con 500 μg di fillochinone per 3 anni. L'analisi dei sottogruppi ha riportato che i pazienti con insufficienza di vitamina K (≤ 1nM) al basale, che hanno raggiunto la sufficienza dopo il trattamento, hanno mostrato una riduzione del 47% nel verificarsi di restringimento dello spazio articolare, ma non hanno ridotto l’impatto radiografico e gli osteofiti.
Gli autori all’epoca avevano postulato che un ruolo fosse giocato dalla vitamina D. Nel 2019 un gruppo di ricercatori nell’analizzare i dati prospettici di Health Abc ha scoperto che un adeguato livello di fillochinone circolante (≥ 1 nmol/L) e 25-idrossivitamina D (≥ 50 nmol/L) facevano prevedere migliori punteggi per quanto riguarda la prestazione fisica e la velocità dell'andatura.
Oltre al ruolo svolto dalla vitamina K, è noto infatti quello che riveste la vitamina D in questo gruppo di patologie ed è per questo che ha avuto un valido razionale valutare l'associazione tra la vitamina K, la copertura dei corretti fabbisogni di vitamina D, e la funzione del ginocchio in due indipendenti coorti con osteoartrite. I risultati raccolti hanno messo in luce che uno stato sufficiente di vitamina K combinato con uno stato sufficiente di vitamina D era associato appunto a una migliore funzione degli arti inferiori, aprendo le porte a studi di co-integrazione con vitamina K e D.
Silvia Ambrogio
Bibliografia
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