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Interventi nutrizionali nel controllo dell’endometriosi

17 Giugno 2020

Il tasso di successo del trattamento medico e chirurgico per l'endometriosi è limitato e per questo l’approccio nutrizionale, che valuta l’impatto di protocolli dietetici e di singoli nutrienti è oggi sotto attento esame.

Su Internet sono disponibili numerose fonti che promuovono restrizioni dietetiche o diete complete per il trattamento dell'endometriosi. Si tratta di diete spesso elaborate dai pazienti stessi e si basano sulla propria esperienza anziché su prove scientifiche ancora piuttosto scarse.

Nella maggior parte di casi si tratta di studi caso-controllo che valutano l'assunzione di cibo e il rischio di endometriosi invece del ruolo nel trattamento.

In tali analisi i nutrienti da evitare per un effetto positivo sui sintomi associati all'endometriosi sono risultati soia, glutine e FODMaPs, ovvero oligosaccaridi, disaccaridi, monosaccaridi e polioli altamente fermentabili.

La soia può stimolare l'attività degli estrogeni, favorendo così la comparsa di endometriosi. Evitandola, la quantità di fitoestrogeni nella dieta viene ridotta, con una possibile soppressione del dolore associato al disturbo, un risultato, però, documentato in una sola serie di casi piuttosto limitati.  Pertanto, non ci sono prove sufficienti per consigliare alle donne con endometriosi di evitare la soia. 

Anche il glutine è uno dei principali componenti alimentari messi sotto accusa. In un solo caso è stato descritto un effetto positivo dell'evitare il glutine per favorire la fertilità, in una donna che non solo soffriva di endometriosi, ma anche di intolleranza al glutine. Non è quindi chiaro se privarsi del glutine sia efficace per le donne con sintomi associati all'endometriosi, ancor più perché i cereali integrali fanno parte di una dieta sana. 

Uno studio del 2017 sostiene che evitare i FODMaPs sia efficace in caso di endometriosi, ma il campione esaminato aveva come comorbilità la sindrome dell’intestino irritabile (Ibs), rendendo difficile spiegare gli effetti dell’intervento nutrizionale. Pertanto, se anche in questo caso l'evidenza è insufficiente per consigliare ai pazienti con endometriosi di aderire a una dieta a basso contenuto di FODMaP, non si può negare che spesso queste due realtà cliniche, endometriosi e Ibs, coesistano nella stessa donna e quindi questi cambiamenti nella dieta possono effettivamente ridurre i sintomi del dolore pelvico.

L'aggiunta di vitamina D alle diete dei pazienti sembra non portare alla soppressione dei sintomi associati all'endometriosi. Tuttavia, teoricamente, l'assunzione di vitamina D e la concentrazione plasmatica di 25-idrossi vitamina D (25 (OH) D) possono influenzare i sintomi correlati all'endometriosi perché oltre al suo ruolo nell'omeostasi del calcio e delle ossa, può esercitare una certa influenza sulla funzione immunitaria e contrastare l’infiammazione. È stato riportato che la carenza di vitamina D ha un ruolo nella patogenesi dell'endometriosi e in uno studio prospettico l’aumento del 25 (OH) D plasmatico e un maggiore consumo di latte sono stati associati a un ridotto rischio di sviluppare endometriosi.

Tutti i nutrienti che si sono rivelati efficaci nel ridurre il dolore associato all'endometriosi hanno avuto azioni antinfiammatorie o antiossidanti, sopprimendo così direttamente o indirettamente la risposta infiammatoria. 

La palmitoiletanolamina (Pea), che si trova in piccole quantità in uova e arachidi, svolge un ruolo nel controllo dell'infiammazione generata da mastociti e ha effetti immunosoppressivi, analgesici, neuroprotettivi e antiossidanti. La presenza di mastociti attivati ​​e degranulanti nell'endometriosi profonda e la stretta relazione istologica tra mastociti e sistema nervoso suggeriscono che tali cellule possono contribuire allo sviluppo del dolore nell'endometriosi, probabilmente con un effetto sulle strutture nervose.

La polidatina, un glucoside naturale del resveratrolo, svolge attività antinfiammatoria, antiossidante e anti-chemiotattica ed è presente in bacche, uva e arachidi. 

Molto interessante il ruolo del Dim, un antiossidante che si forma in ambiente acido dall'indolo-3-carbinolo (I3C) che è presente in cavoli, cavoletti di Bruxelles, broccoli e cardamomo: nelle cellule sensibili agli estrogeni, inverte in modo specifico gli effetti di questi ormoni inibendo il segnale del recettore alfa (ERα). La combinazione di attività antiossidante e antiestrogenica lo rende particolarmente promettente per il trattamento dell'endometriosi. 

Gli acidi grassi Omega-3 modulano selettivamente specifiche prostaglandine coinvolte nella generazione del dolore, mentre la vitamina B6 svolge un ruolo specifico nella produzione di prostaglandine E2. Influenzando il livello di antiossidanti e prostaglandine utilizzando diversi componenti dietetici, può essere creato un ambiente in cui viene soppressa l'infiammazione, provocando una sinergia di azioni abbastanza potente da trattare efficacemente i sintomi correlati all'endometriosi. È importante sottolineare che i casi in cui è stato descritto un effetto positivo dell'aggiunta di antiossidanti alla dieta sono troppo limitati per trarre conclusioni sull'efficacia dell'aggiunta di antiossidanti alla dieta delle donne con endometriosi.

Silvia Ambrogio

Bibliografia

  • The effects of nutrients on symptoms in women with endometriosis: a systematic review. Reproductive BioMedicine Online. In press, journal pre-proof, available online 15 May 2020.
  • Use of immunomodulators to treat endometriosis. Best Pract Res Clin Obstet Gynaecol. 2019 Oct; 60:56-65.
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  • Celiac disease and endometriosis: an insidious and worrisome association hard to diagnose: a case report. Clin. Exp. Obstet. Gynecol. 2014. 41, 346-8.
  • Eshre guideline: management of women with endometriosis. Hum. Reprod. 2014. 29, 400–412.
  • Indole-3-carbinol is a negative regulator of estrogen. J. Nutr. 133, 2470S-5S, 2003.
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