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Carenze nutrizionali in caso di celiachia

15 Gennaio 2024

Gli individui affetti da celiachia sono più suscettibili alle insufficienze pancreatiche, alla disbiosi, alle insufficienze di lattasi e alle carenze di acido folico, zinco e magnesio, vitamina B12, ferro e vitamina D, nonché alla perdita ossea accelerata a causa di un aumento delle molecole di segnalazione infiammatorie. 

Oltre al rigoroso mantenimento di una dieta priva di glutine, la ricerca ha dimostrato benefici con un’ulteriore integrazione nutrizionale per aiutare nella regolazione di molte di queste complicazioni.

Nella maggior parte dei casi, la rimozione del glutine dalla dieta porta al recupero istologico e alla normalizzazione dei livelli di ferro, vitamine e minerali, ma in alcuni pazienti possono persistere carenze sia di folato che di vitamina B12, richiedendo quindi un’integrazione vitaminica per migliorare lo stato di salute soggettivo. 

Allo stesso modo, l’esclusione del glutine dalla dieta non sempre normalizza la densità minerale ossea. In questi casi è consigliata l'integrazione di vitamina D e calcio. La risoluzione dell’infiammazione della mucosa potrebbe non essere sufficiente a eliminare la carenza di magnesio, ma può essere utile incoraggiare il consumo di pseudocereali come l'amaranto, la quinoa o il teff, eccellenti fonti di Fe e Mg.

Considerando che l’anemia è uno dei sintomi più significativi della celiachia, bisogna tenere presente che l’infiammazione e il metabolismo del ferro sono strettamente correlati: le citochine proinfiammatorie possono indurre l'espressione dell'epcidina con la conseguente compartimentazione del ferro e diminuzione del suo assorbimento.

Questa condizione può determinare eritropoiesi con carenza di ferro e anemia infiammatoria, peggiorando l'effetto del malassorbimento. Storicamente, il trattamento sostitutivo del ferro si è basato su prodotti orali contenenti solfato ferroso, ma il suo assorbimento è limitato nei pazienti con malattia celiaca attiva e imprevedibile nei pazienti che assumono una dieta priva di glutine. Inoltre, una scarsa tollerabilità di questo tipo di ferro è particolarmente frequente. La normalizzazione dallo stato anemico avviene in genere dopo almeno sei mesi di dieta priva di glutine, ma il processo può richiedere fino a due anni affinché le riserve di ferro si ricostituiscano.

Per quanto riguarda le carenze di micronutrienti, sono state descritte differenze tra i sessi. In termini di minerali, mentre le donne soddisfano meglio il fabbisogno alimentare di magnesio, gli uomini hanno una migliore aderenza all’assunzione di ferro, iodio, potassio e calcio. Tuttavia, ci sono studi che non riscontrano differenze significative tra uomini e donne né per questi né per altri minerali, come il magnesio o il calcio. Infine, si possono riscontrare anche risultati controversi, per esempio per quanto riguarda il selenio, che in vari studi è stato dimostrato sia più alto che più basso negli uomini rispetto alle donne.

Tra le vitamine, l’assunzione non varia tra i sessi anche se si possono menzionare alcune differenze specifiche, anche se queste non sempre vengono osservate: un basso apporto di vitamina C negli uomini e carenze di folato leggermente più elevate nelle donne.

Un lavoro del 2002 ha descritto più carenze di folato sierico e piridossale 5′-fosfato negli uomini e descritto livelli di omocisteina più elevati nei maschi rispetto alle femmine, nonostante fossero elevati in entrambi i sessi. Questi risultati sono stati correlati a maggiori carenze di vitamina B e concordano con il fatto che gli uomini celiaci tendono a consumare il 50% in meno di alimenti ricchi di folato rispetto alle donne.

Silvia Ambrogio

Bibliografia

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  • Digestive and nutritional considerations in celiac disease: could supplementation help? Altern Med Rev. 2009 Sep;14(3):247-57.
  • The Handbook of Minerals on a Gluten-Free Diet. Nutrients. 2018 Nov 5;10(11):1683.
  • Dietary guidelines and implementation for celiac disease. Gastroenterology. 2005 Apr;128(4 Suppl 1):S121-7.

 

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