Questa la fotografia del mercato integratori in Italia, scattata da Newline con i dati aggiornati a dicembre 2022 e ribaditi in una nota del Centro Studi Integratori & Salute, a corredo ei risultati dell’indagine “Aggiornamenti sull’impatto della pandemia da Covid-19 sul mercato”.
In riferimento al fatturato delle prime dieci tipologie di integratori venduti in Italia, al primo posto troviamo i probiotici, con 398 milioni di euro (+11,3% rispetto allo scorso anno), seguiti da sali minerali con 234 milioni di euro (+7,9%); vitamine con 201 milioni di euro (+10%); tonici con 198 milioni di euro (+18%); integratori per il controllo della lipidemia con 172 milioni di euro (-7,1%). Più in fondo alla classifica, troviamo gli integratori per le funzioni immunitarie con 157 milioni di euro (+20%); insonnia e benessere mentale con 144 milioni di euro (-2%) e prodotti della tosse con 134 milioni di euro (+61%). Chiudono la graduatoria di questa “top 10” i lassativi con 134 milioni di euro (+3,8%) e gli antiacidi e anti-reflusso con 124 milioni di euro (+18,4%). In generale, farmacie e parafarmacie rimangono a oggi i punti di riferimento privilegiati per l’acquisto, tanto è vero che l’87% del valore del mercato si sviluppa in questi circuiti e che gli integratori rappresentano oggi la seconda categoria richiesta in farmacia dopo il farmaco da prescrizione medica.
“Il nostro Paese è leader europeo in questo mercato, coprendo abbondantemente il 29% del valore totale dello stesso che, in Europa, supera i 13 miliardi di euro”, sottolinea Germano Scarpa, presidente di Integratori&Salute. “La pandemia ha sicuramente contribuito a una maggiore attenzione alla salute: il consumatore dimostra di essere oggi evoluto nel suo comportamento, si informa, ha aumentato la regolarità di assunzione ed è maggiormente attento anche alla salute dei suoi familiari. La nostra filiera appare resiliente e in salute, evidenziando dinamiche positive nel fatturato, nella produzione in generale, nell’occupazione e negli investimenti, in particolare in ambito digitale. Una posizione determinata anche dal sempre più diffuso approccio olistico alla salute e al benessere degli italiani”.
Aziende al femminile
Da sottolineare, secondo i dati dell’indagine, come in un’azienda su due del settore integratori, il 50% delle posizioni di vertice è appannaggio dalle donne, contro un dato medio nazionale dell’industria manifatturiera del 35%. Un comparto vocato anche alla valorizzazione dei giovani talenti: nel 27% delle aziende di integratori alimentari, almeno un membro del board aziendale è under 40 (contro una media nazionale del 16%). A conferma della centralità assegnata ai temi dell’occupazione e delle assunzioni: 7 aziende su 10 (71%) hanno ampliato il proprio organico nel 2021.
“Tra le donne, c’è una spiccata attenzione alla salute e soprattutto al mantenimento di uno stile di vita sano: questo fa sì che, a parità di altre qualità con il mondo maschile, le donne investano ancora più passione e impegno in questo ambito e anche per questo motivo diventano spesso la prima scelta per molte aziende”, conclude Scarpa. “Il settore degli integratori, inoltre, punta molto anche sulla valorizzazione dei giovani talenti, che portando in dote idee nuove e visione sono in grado di plasmare l’impronta innovativa, che è uno dei tratti distintivi del nostro comparto”.