Dall’analisi emerge una conferma per i trend di consumo innescati dalla pandemia: attenzione alla sostenibilità, filiere sempre più corte, maggior consumo di cibi naturali e cucine sostenibili, come evidenziato anche dalla ricerca di Cortilia fatta su un campione di 2.872 clienti d’età compresa tra i 25 e i 64 anni (2023). L’82% del campione preferisce cibi artigianali, l’89% opta per formule d’acquisto anti-spreco e il 66% sceglie i prodotti bio. Difatti, stando alle stime di Global market insights, già nel 2023 il comparto produttivo dei cibi bio raggiungerà un valore di 12 miliardi di dollari.
Sempre Global market insights, offre una panoramica degli ingredienti che dominano le tavole nel 2023. Se nel 2022 i protagonisti sono stati curcuma, semi di girasole, ibisco, moringa, yuzu e bevande analcoliche, il 2023 è contraddistinto da nuovi alimenti e grandi ritorni. Nel primo caso, direttamente dalla cucina orientale, spiccano alghe, il frutto del baobab, i semi di chia e il frutto yaupon. Tornano invece il pollo (soprattutto proveniente da allevamenti non intensivi) e i datteri. Secondo l’Osservatorio Immagino (2023), si registra anche un ancor maggior interesse per i prodotti senza lattosio, che già nel 2022 hanno segnato una crescita del +12% e di quelli vegani +3%. In più, continuerà a crescere l’interesse per gli insetti, il cui mercato globale dovrebbe arrivare a più di 1,5 miliardi di dollari entro il 2026. A livello nazionale, nel momento di scegliere un prodotto gli italiani fanno molta attenzione alla qualità: un criterio di scelta sempre più rilevante al momento dell’acquisto è rappresentato dal “collegamento” tra il prodotto e l’Italia. Particolarmente attenzionata è la presenza dei claim “Made in Italy” o “100% italiano”, e delle certificazioni di qualità Dop, Doc, DocG, Igp e Igt. Inoltre, secondo un’indagine di Altroconsumo (gennaio 2023), per prodotti come carne e pane, il 79% degli italiani preferisce recarsi alla macelleria e l’89% alla panetteria, mentre è preferito il supermercato per comprare latticini (77%) e frutta e verdura (70%).
Il made in Italy nel mondo
Nel 2022, l'export italiano ha raggiunto un record di 28,5 miliardi di euro, con un aumento del +21% rispetto al 2021, superando Germania e Francia nell'Unione Europea. Non solo, l'industria alimentare italiana ha raggiunto un record storico di 60 miliardi di euro di fatturato, con un aumento del 14,7% rispetto al 2021, con la Germania come principale mercato di sbocco, seguita da Stati Uniti e Francia. Tuttavia, sono oltre il 66% i prodotti agroalimentari made in Italy contraffatti, secondo il ministero dell’Interno (luglio, 2023). In particolare, sul fronte delle produzioni enogastronomiche illecite, sono gli Stati Uniti a registrare i fatturati più elevati, con 40 miliardi di euro, un terzo di tutti i ricavi del comparto.
L’evoluzione dell’industria Food & Beverage
Il settore si è trasformato negli ultimi anni per rispondere ai cambiamenti nei comportamenti dei consumatori quali la ricerca di un’alimentazione sana e sostenibile, ingredienti artigianali e locali. Le aziende stanno quindi investendo sempre più nella ricerca per sviluppare prodotti più salutari, riducendo sostanze dannose e promuovendo alimenti sostenibili e senza allergeni. In particolare, a livello europeo si punta a una riduzione pari al 20% delle calorie negli alimenti ad alto contenuto di zucchero, sale, calorie e grassi saturi.
“Per l’Italia, il futuro del settore dipenderà dalla capacità di adattarsi alle esigenze dei consumatori, mantenendo alti standard di qualità e preservando l'autenticità dei prodotti alimentari attraverso l’uso delle certificazioni, da una maggiore attenzione alla sostenibilità, e sforzi ulteriori alla lotta alla contraffazione degli alimenti”, sottolinea Davide Mondin.
Il turismo enogastronomico
Gli interessi enogastronomici per i prodotti tipici e l’agroalimentare del made in Italy muovono, da soli, un turista su 4 (il 22,3% dei turisti italiani ed il 29,9% degli stranieri), secondo il rapporto 2023 dell’Associazione italiana turismo enogastronomico. Sono, inoltre, molto attenti nella scelta: secondo i dati Eumondo (2022), il 23,8% dei turisti ricerca informazioni sui ristoranti prima di partire, mentre il 28,3% si dedica alla ricerca e alla prenotazione dei ristoranti una volta giunto a destinazione.
“Sicuramente uno dei fattori che ha influenzato l’aumento dell’interesse per questo settore sono le pubblicazioni fatte sui social con raccomandazioni e consigli di viaggio. Oramai, anche i ristoratori fanno grande attenzione all’uso di fotografia e influencer, a far diventare location e piatti ‘instagrammabili’” afferma Valerio Mancini. (n.m.)