Così Andrea Mandelli, presidente Fofi (Federazione degli ordini dei farmacisti italiani) in una nota diffusa nei giorni scorsi sulla scia di notizie circolate sulla stampa che descrivevano anche in Italia un aumento di richieste in farmacia di prodotti contenenti iodio dopo gli allarmi nucleari provenienti dagli echi di guerra in Ucraina.
La stessa Società italiana di endocrinologia, per voce del suo presidente eletto Gianluca Aimaretti, ha tenuto a precisare che “fare la corsa per acquistare integratori a base di iodio non serve. Anzi: può essere dannoso. La profilassi, in questo momento, non è necessaria e semmai dovesse esserlo, non servirebbero gli integratori, bensì farmaci, la cui distribuzione spetterebbe alle Autorità preposte”.
È bene ricordare che tutti gli integratori presenti sul mercato hanno dosaggi di iodio che vanno da 50 a 225 µg. Attualmente, nell’adulto, si consiglia un apporto giornaliero pari a 150 µg, mentre in gravidanza e allattamento sono necessarie quantità superiori, rispettivamente 220 µg/die e 90 µg/die. Valori non difficili da raggiungere con una buona dieta.
La prima avvertenza, dunque, è di non trascurare i possibili effetti collaterali legati a una eccessiva assunzione immotivata di iodio: diarrea, eruzioni cutanee, dolori addominali, reazioni allergiche, iper e ipotiroidismo.
Anche in caso di allarme nucleare, poi, è bene sottolineare che il dosaggio giornaliero da assumere, per limitare i danni da emissione di iodio radioattivo, è pari a ben 130 mg, ottenibili solo con farmaci (non integratori) a base di ioduro di potassio, la cui distribuzione spetterebbe alla Protezione Civile e alle Regioni. (n.m.)