Il tutto è stato applicato a integratori contenenti gingseng, tra i più frequentemente adulterati. I ricercatori hanno acquistato on line 50 prodotti in commercio, testandoli per la presenza di tre specie di ginseng più utilizzate: Panax ginseng, Panax quinquefolius e Panax notoginseng. L’analisi ha rilevato Dna di specie non dichiarate nel 48% dei campioni, tra cui riso, grano, avocado e zucca. Solo un prodotto su quattro conteneva la specie di ginseng dichiarata, il 16% dei campioni conteneva sia la specie di ginseng prevista che altre non dichiarate e ben il 32% conteneva solo specie non dichiarate.
Così Rosalee Hellberg, autore senior dello studio e professore associato di Scienze alimentari alla Chapman University: “Il ginseng è una pianta medicinale utilizzata per i suoi presunti benefici per la salute, principalmente nei paesi dell'Asia orientale. La pandemia di Covid-19 ha portato a un aumento significativo delle vendite di integratori alimentari, inclusi quelli di ginseng, presumibilmente per supportare la salute immunitaria e fornire altri benefici per la salute. Tuttavia, questa maggiore domanda ha successivamente aumentato il rischio di adulterazione in questi integratori alimentari. Abbiamo scoperto che l'uso di una combinazione di metodi genetici è più efficace rispetto all'uso di uno dei due da solo, consentendoci di rilevare specie vegetali nella maggior parte dei prodotti. Questo potrebbe aiutare gli enti normativi e i produttori a migliorare il controllo di qualità nel settore degli integratori alimentari”.