La malnutrizione post-ictus, che colpisce fino al 60% dei pazienti, può essere causata da vari fattori, tra cui la difficoltà nel deglutire (disfagia), la perdita di appetito, la depressione e l’incapacità di alimentarsi autonomamente e risulta peggiorare dal ricovero ospedaliero alla riabilitazione.
Le conseguenze comprendono soprattutto la perdita di forza e massa muscolare e l’aumento del rischio di infezioni. Questi effetti negativi possono compromettere ulteriormente la capacità del paziente di partecipare attivamente alla riabilitazione, prolungando il recupero e riducendo le possibilità di raggiungere un buono stato funzionale, cioè la capacità di svolgere le attività quotidiane in maniera indipendente.
Dai risultati dello studio emerge che circa la metà dei pazienti era malnutrito all’inizio della riabilitazione successiva alla degenza ospedaliera, con una prevalenza ancora più marcata nei pazienti con più di 75 anni. Inoltre, i pazienti malnutriti totalizzavano punteggi peggiori nei test di valutazione funzionale utilizzati per valutare le attività della vita quotidiana (per esempio, la capacità di alimentarsi, vestirsi o gestire l’igiene personale autonomamente) e la mobilità (spostarsi dalla sedia al letto, camminare, scendere le scale), così come nella valutazione dello stato cognitivo, rispetto ai pazienti non malnutriti.
Nello studio sono, poi, stati analizzati alcuni marcatori del sangue, indicatori di infiammazione, come la proteina C-reattiva e il fibrinogeno. È emerso che i pazienti più malnutriti avevano più alti livelli di questi marcatori, evidenziando il legame tra malnutrizione e peggiori condizioni generali di salute.
“Questi dati – sottolinea Sinu in una nota – mettono in luce come la malnutrizione rappresenti un fattore cruciale del processo riabilitativo, sia motorio, che cognitivo, dopo un evento ischemico. Prevenire la condizione di malnutrizione, soprattutto nella popolazione anziana, potrebbe contribuire a un miglior stato funzionale, oltre a ridurre la durata della degenza e il rischio di sviluppare complicanze, come le infezioni. In aggiunta, la tempestiva identificazione e gestione della malnutrizione potrebbe migliorare significativamente il recupero funzionale e la qualità della vita dei pazienti.
Gli autori della ricerca sono: Olivia Di Vincenzo e Luca Scalfi del Dipartimento di Sanità Pubblica e Fabrizio Pasanisi del Dipartimento di Medicina Clinica e Chirurgia dell’Università Federico II di Napoli, insieme con Ermenegilda Pagano, Mariarosaria Cervone e Alessandra Esposito del Santa Maria del Pozzo Hospital di Somma Vesuviana (Napoli). Hanno collaborato, inoltre, Raffaele Natale e Annadora Morena del Dipartimento di Medicina Clinica e Chirurgia dell’Università Federico II di Napoli.