Nutrizione di precisione per prevenzione e cura del diabete

13 Giugno 2024

Dieta Mediterranea, genere e microbiota intestinale sono strettamente correlate a genesi e sviluppo del diabete, al punto che i ricercatori cominciano a ipotizzare interventi nutrizionali mirati e personalizzati sia sul fronte prevenzione che su quello terapeutico. Questo quanto discusso nei giorni scorsi a Piacenza nel corso nel 44.mo Congresso nazionale Sinu.

“Le attuali conoscenze mettono sempre più in evidenza come il diabete sia una malattia dalle cause molto eterogenee”, si sottolinea in una nota. “Ciò implica che i fattori che contribuiscono alla sua comparsa e alla sua gravità sono diversi da persona a persona. È, dunque, molto probabile che alimenti diversi svolgano un ruolo specifico in individui diversi, nelle varie fasi della malattia, interagendo con la genetica o altre caratteristiche individuali quali l’età, il sesso, l’etnia, la composizione del microbiota intestinale e molte altre”.

Un tema oggi oggetto di un’intensa attività di ricerca. Studi di popolazione molto ampi, infatti, hanno, per esempio, dimostrato che tra persone geneticamente predisposte a sviluppare il diabete e l’obesità, perché portatori di alcune varianti genetiche che influenzano il metabolismo energetico, coloro che seguono la Dieta mediterranea sviluppano la malattia in una percentuale significativamente minore di casi rispetto a chi segue altri tipi di diete.

Dal canto loro, studi sperimentali svolti presso l’Università di Napoli Federico II hanno recentemente evidenziato come le caratteristiche individuali influenzino l’entità e le caratteristiche temporali dell’aumento della glicemia che si verifica dopo l’assunzione del pasto.

“L’entità delle oscillazioni della glicemia determina la variabilità glicemica, che è a sua volta un agente causale del rischio di sviluppare malattie cardiovascolari, il diabete stesso e le complicanze del diabete”, prosegue la nota Sinu.

“In persone ad alto rischio cardiometabolico, i ricercatori hanno messo in evidenza il ruolo del genere nel determinare le caratteristiche della risposta glicemica postprandiale. Rispetto agli uomini, le donne sperimentano un aumento postprandiale della glicemia più marcato e repentino. Ciò suggerisce che le donne possono beneficiare maggiormente di una dieta a basso indice glicemico, ricca cioè di alimenti come legumi, verdure e cereali integrali che determinano variazioni meno rapide della glicemia dopo i pasti”.

Un altro risultato di questi studi riguarda un fattore individuale che sta emergendo sempre più come un determinante della risposta glicemica postprandiale e cioè il microbiota intestinale. Tra i pazienti con diabete di tipo 1, coloro che presentano una maggiore abbondanza di specie batteriche benefiche produttrici di idrossibutirrato, come l’Eubacterium rectale, mostrano un incremento meno marcato della glicemia rispetto a coloro che presentano altri tipi di specie batteriche.

“Questi risultati - conclude Sinu - aprono la strada ad approcci sempre più personalizzati per la terapia nutrizionale e la gestione della terapia insulinica in questi pazienti. L’individuazione di un numero sempre maggiore di questo tipo di relazioni e la loro più fine comprensione consentiranno di garantire a ciascuno il suo, in termini di trattamento e prevenzione del diabete. La possibilità di applicare terapie nutrizionali mirate consentirà di beneficiare di trattamenti più efficaci in un numero maggiore di pazienti, con evidenti benefici in termini di allocazioni di sforzi e costi”. (n.m.)

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