Pubblicato in Videointerviste
Anna Maria Colao
Prof. ordinario di Endocrinologia e Malattie del metabolismo Università Federico II di Napoli
Past president SIE
L’indice di massa corporea (BMI) non è un valore adeguato come unico criterio per definire se una una persona è obesa. Infatti non tiene conto delle differenze di genere nella distribuzione e nella percentuale del grasso corporeo, oltre che dell’età e dell’etnia. A darne prova è anche uno studio americano appena presentato al meeting annuale dell’Endocrine Society ENDO 2023, svoltosi recentemente a Chicago. La ricerca ha verificato come le persone che in base al solo BMI erano state considerate obese erano la metà di quelle classificate tali in base alla DEXA, esame a radiazioni ionizzanti in grado di fornire le informazioni più precise e accurate sulla composizione corporea. Tuttavia l’aggiunta della circonferenza della vita alla misura tradizionale del BMI ha reso congruenti con DEXA il 69% delle diagnosi di obesità, riducendo il margine di errore del 23%.
Il ruolo limitato del BMI è da tempo sostenuto dagli esperti della Società Italiana di Endocrinologia (SIE) che, in occasione del congresso nazionale, hanno proposto di rivedere le attuali linee guida italiane sull’obesità integrando il calcolo dell’Indice di massa corporea con altri parametri, in particolare la misura del girovita per ridurre gli errori nella diagnosi dell’obesità.
Dalla corretta diagnosi alla ricerca della soluzione più appropriata: la modulazione della massa grassa richiede un vero e proprio cambio di metabolismo, che comporta più che “mangiare meno”, non solo la scelta di alcuni alimenti rispetto ad altri, ma anche la definizione dei momenti della giornata in cui consumare alcuni cibi rispetto ad altri (cronodieta) e, quando possibile, una attenzione particolare all’attività fisica.
Bibliografia Visaria A, et al. Discordance between body mass index and dual-energy x-ray absorptiometry-based adiposity measures among United States adults. ENDO 2023; Abstract OR10-01.