“La sicurezza alimentare è fondamentale in età pediatrica, perché il bambino è un organismo in crescita e tutti i suoi organi sono in via di formazione, con una capacità di mangiare superiore all’adulto ma con una ridotta capacità di smaltire le sostanze tossiche, perché non ha ancora acquisito le competenze all’eliminazione di queste sostanze da parte degli organi come il fegato”, sostiene Francavilla. “Le conseguenze dell’assunzione di sostanze nocive nella vita di un bambino possono quindi presentarsi a distanza di molti anni, tanto da far perdere il nesso di causalità del contaminante e la manifestazione successiva in età evolutiva. Per questo è necessario curare l’alimentazione dei bambini e informare la famiglia”.
Secondo Francavilla, è fondamentale lavorare sui primi mille giorni di vita, dissuadendo la famiglia dalle tendenze dell’autosvezzamento che consente al bambino di mangiare di tutto, con in rischio, nel “cibo adulto”, di imbattersi in antibiotici, pesticidi e contaminanti.
“Seguire il bambino in questa prima fase permette anche di educare la famiglia a mangiare meglio e consente al bambino di crescere come un adolescente più consapevole e attento al cibo di cui si nutre” conclude Francavilla. Ci sono delle regole da rispettare. Innanzitutto, mangiare meno. Oggi consumiamo troppo e se questi alimenti sono molto contaminati significa incamerare tossine e contaminanti. L’altra regola è scegliere il biologico certificato, che non significa a chilometro zero, ma filiera totalmente italiana, dalla produzione al confezionamento. Ancora, fare attenzione ai salumi, che contengono molti nitriti spesso mascherati sotto codici “E450” e scegliere pesci di piccola taglia perché non hanno accumulato i contaminanti nelle proprie carni. Evitare il salmone, che spesso si ammala e, vivendo in vasche affollate di altri salmoni, è soggetto a trattamenti di antiparassitari. Inoltre, non prendere mai prodotti già grattugiati perché tutto ciò che è macinato è un sotto scarto. Chi ama la pasta, deve sapere da dove viene il grano: molti Paesi trattano il grano con prodotti chimici che in Europa sono persino vietati, quindi meglio scegliere grani coltivati al di sotto del 41esimo parallelo. Il grano deve essere coltivato in zone dove durante il periodo della raccolta non ci siano piogge e le temperature siano elevate, come succede al sud Italia o meglio al di sotto del 41° parallelo: il clima secco impedisce lo sviluppo di miceti che producono micotossine, che poi residuano nella farina ed essendo termostabili restano nel cibo che mangiamo, anche dopo la cottura”.
Infine, contro il mito della dispendiosità del cibo di qualità, Francavilla è chiarissimo: “Noi crediamo di spendere di più per il cibo di qualità perché non pensiamo alle malattie che insorgono nel corso del tempo e che spesso sono correlate alla nostra nutrizione. Non pensiamo al costo che dobbiamo affrontare con le cure, insomma non pensiamo al lungo termine. Il cibo di qualità, sicuro, di filiera italiana vera, senza contaminanti, è un investimento sul nostro futuro, sulla vita”. (n.m.)