Quasi un paziente su due affetto da malattia renale cronica (oltre un milione di persone in Italia) o scompenso cardiaco (circa 600 mila italiani) soffre di carenza di ferro, che causa un peggioramento della qualità di vita e un aumento del rischio di ospedalizzazione e decesso per complicanze cardiovascolari. Nonostante l’alta prevalenza e le gravi conseguenze sulla salute, la carenza di ferro è ancora pesantemente sotto diagnosticata. Il Covid-19, poi, a causa del minor accesso ai servizi e alle prestazioni sanitarie, ha ulteriormente acuito il problema, con il rischio di aggravare il decorso delle malattie croniche sottostanti.
A causa dell’aspecificità dei sintomi, in molti casi la carenza di ferro non viene neppure sospettata. Affaticamento, mal di testa, fiato corto, pallore, fragilità di unghie e capelli, vulnerabilità alle infezioni, irritabilità, scarsa concentrazione sono i segnali più comuni.
In presenza di insufficienza cardiaca, la carenza marziale interferisce con la produzione di energia muscolare che correla direttamente con i sintomi e la sopravvivenza del paziente, aumentando di oltre il 40% il rischio di mortalità.
Anche nei pazienti affetti da malattia renale cronica, la gestione del rischio di anemia richiede una particolare attenzione in quanto si associa a maggior rischio cardiovascolare che aumenta con la progressiva perdita della funzionalità renale, e a un peggioramento della qualità di vita.
A richiedere una particolare attenzione sono anche le conseguenze della carenza di ferro sulla salute femminile, in particolare durante la gravidanza. Se importante e prolungato, il deficit marziale raddoppia il rischio di parto prematuro e triplica il rischio di basso peso alla nascita. Arrivare al termine della gestazione con riserve di ferro impoverite può inoltre essere pericoloso per la donna, se si considera che l’emorragia post-partum è la prima causa di mortalità e grave morbosità materna in Italia.
“Il Covid-19 ha avuto e continua ad avere un impatto significativo sull’accesso ai servizi sanitari e molti pazienti con sintomi riconducibili alla carenza di ferro sono sfuggiti alla diagnosi”, spiega Ewa Anita Jankowska, docente di Cardiologia alla Wroclaw medical university, Polonia. “La carenza di ferro è, tuttavia, facilmente identificabile e curabile. Per questo motivo, è fondamentale aumentare la conoscenza su questa condizione che, se prolungata e non adeguatamente gestita può diventare anche molto debilitante, invitando le persone a riconoscere i campanelli d’allarme e agire per ottenere una diagnosi precoce e un trattamento appropriato”.
L’ Iron deficiency day è nato nel 2015 per iniziativa di un’alleanza globale che vede tra i promotori la European kidney health alliance, l’Heart failure policy network, il Global heart hub e il Croí-West of Ireland cardiac foundation, con il sostegno di Vifor Pharma.