“Già oggi circa due miliardi di persone in Asia, Africa, Australia e America latina si cibano di insetti, anche se noi siamo abituati a giudicare questa opzione con sospetto”, spiega Veronica D’Antonio, dell’Università di Teramo. Non vi sono solo i vantaggi per l’ambiente, ma anche quelli determinati da valori proteici e nutrizionali simili a carne e pesce. Solo per fare qualche esempio, alcune specie di insetti edibili contengono più calcio del latte, più ferro degli spinaci, più fibre dei fagioli, sebbene le fibre siano diverse. L’aspetto degli insetti edibili che ha maggiormente colpito i ricercatori è stata la capacità antiossidante e la funzione migliorativa dello stato infiammatorio e del metabolismo lipidico e glucidico. La maggior parte degli studi sono in vitro o su animali, ma ci sono anche due studi sull’uomo con risultati interessanti: il primo, con la somministrazione di 25 grammi di polvere di grillo a colazione per 14 giorni, ha evidenziato l’assenza di cambiamenti nel microbiota intestinale e un miglioramento dello status infiammatorio. Nel secondo, con la somministrazione di spaghetti con polvere del baco da seta, vi è stata una riduzione del glucosio postprandiale nel sangue, un risultato che può aiutare nella gestione del diabete. Questi risultati sono interessanti, ma restano necessari ulteriori approfondimenti sull’uomo per confermare questi effetti. Il crescente interesse della comunità scientifica ha portato le autorità dell’Ue ad autorizzare grilli, cavallette e una tarma della farina, mentre alcune aziende hanno realizzato prodotti a base di insetti edibili come integratori e farina per lo sviluppo di prodotti più familiari quali pasta, biscotti, cracker, burger”.
Nicola Miglino