Con il termine sindrome metabolica si fa riferimento a un insieme di fattori di rischio legati a condizioni che aumentano la possibilità di sviluppare patologie cerebro e cardiovascolari. Tra queste, diabete, ipertensione, dislipidemia, obesità. Per la sua importanza nell'omeostasi corporea e per le sue proprietà, il selenio è costantemente oggetto di studi da parte dei ricercatori. È stato suggerito che possa anche influenzare l'espressione e l'attività del Ppar-γ, un importante mediatore nel bilancio energetico e nella differenziazione cellulare, regolando il deposito degli acidi grassi e il metabolismo del glucosio.
Scopo dello studio, dunque, era verificare una possibile correlazione tra concentrazioni ematiche di selenio e sindrome metabolica, valutandone anche l’impatto sull’espressione del Ppar-γ. La ricerca ha coinvolto 390 donne di mezza età ed è stata strutturata in quattro fasi: questionario per valutazione delle caratteristiche socio-demografiche e degli stili di vita, nonché per anamnesi clinica; misure antropometriche; rilevazione di glicemia, trigliceridi, Hdl e selenio; analisi genetica dei polimorfismi Ppar-γ.
I risultati indicano che alti livelli di selenio possono moderare l'attività dell'allele G del gene Ppar-γ, contribuendo a una circonferenza vita più elevata. Allo stesso modo possono modulare l'attività sia dell'allele G che dell'allele C, contribuendo così all'aumento della pressione sanguigna. Infine, concentrazioni di selenio più elevate sono risultate correlate a livelli di Hdl più alti nelle donne che soddisfacevano i criteri MetS.
Queste le conclusioni degli Autori: “Il nostro studio suggerisce l'influenza dei livelli di selenio su alcuni componenti della MetS, come circonferenza della vita, pressione sanguigna e concentrazione di Hdl e, pertanto, andrebbero considerati uno dei fattori che influenzano la comparsa di sindrome metabolica”.
Nicola Miglino