Con sintomi non motori nel Parkinson si intende un corredo di manifestazioni che incidono pesantemente sulla qualità di vita dei pazienti e che vanno da disturbi neuropsichiatrici, ad alterazioni del sonno sino alla stipsi, sicuramente il più frequente, accusato nel 70-80 per cento dei casi.
Proprio per comprendere se l’impiego di un probiotico potesse essere in grado di agire sul microbiota intestinale per alleviare il quadro clinico, sulla base di alcune evidenze già emerse precedentemente in letteratura, un gruppo di ricercatori della Shanghai Jiao Tong University School of Medicine ha selezionato 128 pazienti parkinsoniani dividendoli un due gruppi e somministrando loro, quotidianamente e per 12 settimane, una bevanda a base di latte fermentato con LcS (100 ml, 1x1010 Cfu, n=65) o placebo (n=63).
A inizio e fine trattamento è stata somministrata una batteria di test validati per inquadrare lo stato di salute sulla base dei sintomi non motori, compresi alcuni questionari specifici per la valutazione della costipazione. Al tempo stesso, sono stati prelevati campioni di sangue e feci per determinare variazioni su diversi metaboliti e sulla popolazione microbica intestinale.
I risultati hanno messo in evidenza un miglioramento significativo dei sintomi correlati a costipazione nel gruppo trattato con il probiotico rispetto al placebo, compresa la riduzione dell’uso di lassativi. Migliorati anche gli indici dei sintomi neuropsichiatrici, quali ansia e depressione. Nessuna incidenza, invece, sulle necessità di assunzione di L-dopa.
Per quanto riguarda gli effetti sul microbiota intestinale, poche o nulle le differenze, se non una maggiore e attesa abbondanza della specie Lactobacillus nel gruppo trattato con il probiotico rispetto sia al basale che al braccio placebo.
Sul fronte metaboliti, i campioni ematici e fecali hanno messo in evidenza una correlazione inversa nelle concentrazioni di L-tirosina nel gruppo trattato con il probiotico: diminuivano nelle feci e aumentavano nel sangue. Un’indicazione, secondo gli Autori, di un aumentato assorbimento intestinale facilitato dal probiotico e, forse, una possibile spiegazione del miglioramento del quadro clinico sul fronte neuropsichiatrico, considerato che la L-tirosina è un precursore delle catecolamine. Un aspetto, sottolineano, ancora però tutto da verificare.
Così concludono: “I nostri risultati suggeriscono che, sebbene la supplementazione con LcS non induca significativi cambiamenti al livello del microbiota intestinale, un consumo quotidiano è in grado di apportare benefici sui sintomi non motori, in particolare quelli di carattere gastrointestinale, nei pazienti con malattia di Parkinson”.