Lo studio, in singolo cieco, ha coinvolto 30 volontari tra i 55 e i 74 anni divisi in due gruppi: per 4 settimane, il primo ha ricevuto una bevanda con LcS 6,5 x 109 Cfu due volte al giorno, il secondo una equivalente di latte scremato (130 ml/die). Finite le 4 settimane, i gruppi si sono invertiti. A inizio e fine trattamento, sono stati prelevati campioni di sangue e di saliva.
I risultati hanno messo in evidenza come il consumo della bevanda probiotica abbia determinato un aumento dell’attività dei linfociti Natural killer (Nk), una diminuzione dell’espressione di CD 25 (recettore di IL-2, citochina pro-infiammatoria) negli altri linfociti T e un aumento del rapporto IL-10/IL-12, ovvero più favorevole rispetto alla produzione di IL-10, anch’essa citochina ad attività antinfiammatoria. Nessun effetto, invece, su altri indicatori quali fagocitosi e IgA salivari.
“Sappiamo che la funzione immunitaria, con l’avanzare l’età, degenera”, sottolineano gli Autori. “Diminuiscono i linfociti T nel sangue periferico e, con loro, la capacità di produrre citochine, così come ne risente tutta la componente della risposta innata, mediata da fagociti e cellule natural killer. Nel contempo, stiamo imparando quanto il microbiota intestinale giochi un ruolo chiave nella risposta immunitaria. Nel nostro studio, abbiamo potuto verificare come il consumo giornaliero di una bevanda a base di latte fermentato con L. casei Shirota sia in grado di favorire processi intrinseci alla risposta innata, in particolare aumentando l’attività delle cellule Nk, oltre che migliorando lo stato infiammatorio dell’organismo favorendo un miglior rapporto IL-10/IL-12. Ora ci aspettiamo nuovi studi che possano indagare gli effetti di LcS su incidenza e gravità delle infezioni e sui meccanismi sottostanti”.