Luigi Bonizzi, Professore ordinario presso il dipartimento Scienze biomediche chirurgiche e odontoiatriche dell’Università degli studi di Milano statale, ha precisato come con il concetto di nutraceutica mediterranea si intenda la possibilità di un’integrazione alimentare con sostanze contenute in alimenti tipicamente legati a prodotti locali di una specifica area geografica, quella mediterranea, nella fattispecie, i quali spesso possono essere di difficile reperibilità o non disponibili.
Per affrontare la questione in modo rigoroso è stata quindi fondata, con il supporto di Esserre, la Mediterranean nutrition science academy, luogo di interazione tra specialisti competenti e cultori della materia, del cui board scientifico è presidente lo stesso Bonizzi.
“Tra gli obiettivi principali dell’Accademia c’è quello di creare e validare un nuovo modello di vita mediterraneo per il benessere della persona e del pianeta a 360 gradi, con incontri periodici di confronto e studio e un importante impegno nell’ambito della formazione”, ha sottolineato Bonizzi.
“Uno degli aspetti fondamentali della dieta mediterranea risiede nel fatto che, riducendo l’incidenza di patologie croniche così come migliorando le performance fisiche e cognitive, permette di ritardare la comparsa di patologie e ridurre l’impiego di farmaci, aspetti importante in una popolazione di cui è previsto un costante invecchiamento”, ha affermato Maria Daglia, Direttore scientifico del board e Professore ordinario di Chimica degli alimenti all’Università di Napoli Federico II.
Nel position paper della Mediterranean nutrition science academy, sono anche riportati vari esempi di supplementazione alimentare mediterranea progettata con la finalità di fornire specifici nutrienti quali, tra gli altri, quelli derivanti da melograno (a supporto delle difese immunitarie e con azione antiossidante, antinfiammatoria e proenergetica), bergamotto e carciofo (per il controllo del metabolismo dei lipidi).
Laura Rossi, membro del board, dirigente di ricerca presso il Crea Alimenti e Nutrizione, ha sottolineato il valore di questa impostazione in termini di sostenibilità: “Andrebbero aumentate le porzioni di verdure, cereali e legumi e favorite scelte di alimenti di origine animale meno impattanti per l’ambiente e più consoni alla salute, quali carni bianche o piccoli pesci del mediterraneo”.
Importante, anche nella produzione di integratori mediterranei, il concetto di dieta circolare, con l’adozione di tecnologie agricole in grado di ridurre gli sprechi della produzione di cibo e permettere di utilizzare questi ultimi come fertilizzanti del suolo.
Delle possibili applicazioni cliniche di una “integrazione mediterranea”, infine, ha parlato Roberto Mele, Coordinatore dell’area di Biologia della nutrizione presso l’Irccs Ospedale San Raffaele di Milano.
“Nel nostro paese l’aderenza alla dieta mediterranea è bassa: oltre il 60% degli italiani ne riporta una medio/bassa applicazione”, ha premesso. “Non a caso - ha aggiunto - negli ultimi cinquant’anni in Europa la prevalenza dell’obesità è più che raddoppiata e con essa l’incidenza di molte patologie croniche. È dunque emersa la necessità di avviare una riflessione sulla possibilità di intervenire sulle cattive abitudini acquisite, riportando a un più elevato indice di mediterraneità le abitudini alimentari della popolazione attraverso un’integrazione mediterranea. Ciò comporterebbe una serie di benefici per la salute e per l’ambiente, quali il recupero di materie prime seconde dall’industria alimentare, la reintroduzione di composti bioattivi perduti nella transizione a regimi che prevedono un più alto consumo di cibi processati, a più alto tenore di grassi saturi e zuccheri e impoveriti dalle lavorazioni industriali, con conseguente riduzione dei tassi di incidenza delle patologie croniche, oltre che a benefici anche economici per il sistema”.
Per realizzare tutto questo, come ribadito nella tavola rotonda che ha chiuso il simposio e che ha visto aggiungersi ai relatori anche gli altri due membri del board dell’Academy, Marcello Iriti, Professore associato presso il dipartimento di scienze biomediche, chirurgiche e odontoiatriche dell’Università degli studi di Milano, Valentina Ferri, Medico specialista in scienza dell'alimentazione, Fondazione Grigioni per il morbo di Parkinson (Mi) e Costanza Riccioni, responsabile R&D di Esserre, diventa fondamentale il contributo dei professionisti della nutrizione, al fine di indirizzare correttamente i pazienti. “Il consumo di integratori/nutraceutici in Italia è molto elevato, ma spesso gli utenti sono confusi o male indirizzati: dietologi e biologi nutrizionisti devono lavorare sinergicamente per un nuovo modello di sanità, che favorisca la prevenzione e superi le logiche emergenziali e interventistiche”, il messaggio conclusivo.