Sono stati identificati diversi fattori presenti nell’alimentazione che possono scatenare l'emicrania, portando alla definizione di strategie dietetiche formulate principalmente per aiutare a prevenire gli attacchi.
Sebbene in letteratura si trovino dati discordanti e non esista oggi consenso sulla terapia nutrizionale migliore, i dati disponibili sono promettenti nel supportare interventi dietetici benefici per alcuni pazienti con emicrania.
Numerosi fattori influenzano il risultato, inclusi età, sesso, genetica e fattori ambientali, ma di certo i ricercatori sono portati oggi a considerare la dieta come un agente modificante la malattia, che può anche interferire con l'asse intestino-cervello o con l'epigenetica dell'emicrania.
Hoffmann e Recober nel 2013 hanno dichiarato nella loro review che gli alimenti e le bevande sono i fattori scatenanti più comunemente riportati per l'emicrania e spesso includono cioccolato, formaggio, noci, agrumi, carni trasformate, glutammato monosodico, aspartame, cibi grassi, caffè e alcool.
Le diete di eliminazione, in cui dopo un attento diario alimentare e dei sintomi, vengono esclusi uno o più alimenti (glutine, tiramina o istamina) possono causare malnutrizione e sono da considerare solo sotto un’attenta supervisione clinica per garantire il benessere biopsicosociale dei pazienti con emicrania, poiché è stato riportato che il rigoroso evitamento degli alimenti può provocare stress e scarsa qualità della vita.
Le diete contenenti meno cibi fritti, latticini, caffeina e alimenti trasformati, come pane bianco e carne trasformata, possono essere utili nel ridurre i sintomi o la frequenza dell'emicrania; al contrario le diete ricche di grassi, carboidrati o caffeina causano l'attivazione del sistema nervoso simpatico o l'astinenza parasimpatica, che potrebbe contribuire alla precipitazione dell'emicrania.
Le diete vegane a basso contenuto di grassi o a basso contenuto di lipidi sono risultate utili nel migliorare i risultati nelle persone con emicrania. Anche una dieta ricca di acidi grassi polinsaturi omega-3 e di acido eicosapentaenoico ha comportato una minore prevalenza di forti mal di testa o emicrania.
Il digiuno e l'alcol sono fattori scatenanti nel 44% e nel 27% delle persone con emicrania, rispettivamente. Durante il mese di Ramadan, c'è stato un aumento del numero medio di giorni di emicrania tra le persone osservanti con emicrania rispetto al mese (di controllo) seguente.
Questa scoperta è stata supportata da un sondaggio condotto su pazienti in Iraq, secondo il quale il digiuno nel mese di Ramadan è un fattore scatenante per il mal di testa. Un altro studio prospettico ha segnalato proprio il digiuno come un fattore scatenante importante tra le persone con emicrania.
A queste osservazioni vanno aggiunti gli studi che suggeriscono che potrebbe esserci una relazione tra i tempi dei pasti e gli attacchi di emicrania. Sebbene la qualità dei dati sia generalmente bassa o media, questi studi suggeriscono che mantenere livelli di glucosio costanti mangiando più frequentemente, piccoli pasti e spuntini potrebbero essere una strategia in grado di prevenire il mal di testa innescato dal digiuno.
Rispetto al consumo di alcol, uno studio ha riportato che il vino rosso (77,8%) è il fattore scatenante più comune tra le bevande alcoliche.
L'emicrania influenza molto probabilmente le scelte alimentari e anche se alcune prove hanno indicato una correlazione tra obesità ed emicrania, quest'area necessita di ulteriori approfondimenti. A questo proposito, deve essere considerato il ruolo dell'ipotalamo: è stato riscontrato che i livelli di neurotrasmettitori ipotalamici, ormoni e adipocitochine differiscono nei pazienti con emicrania. Per esempio, l'orexina A era più alta durante la fase del mal di testa nell'emicrania, i livelli di serotonina erano diminuiti a livello interictale, la resistenza all'insulina era maggiore nei pazienti con emicrania e le adipocitochine come la leptina erano elevate durante l'emicrania.
Attualmente, la dieta chetogenica ha mostrato risultati promettenti, influenzando potenzialmente diversi meccanismi patofisiologici come il trasporto del glucosio, funzione mitocondriale, stress ossidativo, eccitabilità cerebrale, depressione da diffusione corticale, infiammazione e microbioma intestinale.
I dati non supportano l'uso di una di queste diete rispetto a un'altra nelle persone con emicrania, ma le chetogeniche possono essere prese in considerazione in presenza di comorbidità come obesità, diabete, ipertensione. Inoltre, si può considerare di raccomandare queste diete per una durata specifica al fine di consentire un beneficio ottimale, evitando al contempo carenze nutrizionali.
Di recente è stata anche proposta l'integrazione con corpi chetonici esogeni come potenziale strategia preventiva per l'emicrania. L'aumento di acidi grassi, aminoacidi, integrazione con trigliceridi a catena media o altri cambiamenti nella dieta, nonché l'alterazione del microbioma, sono stati considerati elementi per modificare la malattia.
E proprio dalla ricerca sul legame tra microbioma e emicrania, campo ancora giovane, ci si aspettano molte risposte per personalizzare l’intervento dietetico.
Silvia Ambrogio
Bibliografia
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