Lattoferrina e infezioni virali: il punto in una review su Journal of functional food

12 Gennaio 2022

Le proteine ​​del siero di latte stanno incontrando l'interesse di molti ricercatori per le numerose proprietà biologiche intrinseche, partire da quelle antimicrobiche. Negli ultimi due anni, poi, si registra un gran fermento intorno alla lattoferrina, poiché studi in vitro ne hanno dimostrato un'importante attività antivirale anche contro Sars-CoV-2. Per fare il punto, abbiamo rivolto alcune domande a Giovanni Antonini, Professore Ordinario di Biologia molecolare all’Università Roma Tre, nonché presidente dell’Istituto nazionale biostrutture e biosistemi (Inbb), tra gli Autori di una recente review sull’argomento pubblicata sul Journal of functional food.

Prof. Antonini, qual è il razionale sul quale avete basato la vostra revisione della letteratura?

Da molti anni, con le colleghe Valentina Gallo e Alyexandra Arienzo e in collaborazione con il prof. Francesco Giansanti, lavoriamo sull’attività nutraceutica della lattoferrina e di altre proteine del latte. Negli ultimi tempi si sono accumulate molte evidenze sperimentali sull’attività antivirale, e in particolar modo, anti Sars-CoV-2, di tali proteine. Si sentiva quindi l’esigenza di uno studio che riassumesse le sperimentazioni effettuate, mettendo in ordine la letteratura sull’argomento. Abbiamo quindi esaminato più di 300 pubblicazioni, selezionandone poco più di un centinaio tra le più rappresentative, sintetizzando così più importanti risultati nel settore.

Quali sono le proteine del siero di latte più interessanti, sotto il profilo dell’attività antivirale, in base a quanto suggerito dalla letteratura?

Sicuramente la lattoferrina è stata la proteina più studiata sotto questo aspetto. Tuttavia, non bisogna dimenticare che anche altre proteine del siero di latte intervengono nella cosiddetta immunità naturale o immunità innata, cioè nella protezione fornita al lattante dalla madre attraverso il latte. In primo luogo, occorre citare il lisozima che, oltre ad avere attività antibatterica, ha dimostrato in vitro di avere anche attività antivirale. Anche altre proteine del siero di latte, quali, per esempio, la β-lactoglobulina e la lattoperossidasi, hanno mostrato in vitro attività antivirale e, in particolare, anti Sars-CoV-2.

Con quali meccanismi d’azione potrebbero esercitare tali effetti?

In genere, il principale meccanismo di azione viene fatto risalire a una interferenza della proteina del siero di latte sull’attacco del virus alle cellule bersaglio dell’ospite. Tale interferenza può essere più o meno specifica e diretta verso le strutture lipoproteiche o glicoproteiche del virus e/o della cellula ospite. In alcuni casi è stato dimostrato un legame forte, anche se poco specifico, basato prevalentemente su una interazione elettrostatica, mentre, in altri, è stato evidenziato un legame abbastanza specifico a opera di determinati domini strutturali presenti sulla superfice delle proteine del siero di latte. Inoltre, per la lattoferrina, sono stati ipotizzati anche altri due meccanismi d’azione che prevedono sia la stimolazione della produzione di interferone che inibisce la replicazione virale, che l’inibizione della Catepsina-L, proteasi fondamentale per il rilascio di Sars-CoV-2 dall’endosoma della cellula ospite.

In questi due anni di pandemia, si è parlato molto di lattoferrina e Covid-19. Quali sono i dati, sperimentali e clinici, oggi a disposizione?

È indubbio che in vitro la lattoferrina eserciti un’azione antivirale contro numerosi virus e anche contro Sars-CoV-2. Tuttavia, i dati clinici ancora non sono conclusivi in quanto, da una parte, difficilmente la lattoferrina intatta può raggiungere in vivo i siti di ingresso del virus nella cellula ospite e, dall’altra, gli studi clinici finora eseguiti sono generalmente in aperto, retrospettivi e con pochi pazienti.

In base agli studi in corso, quali risposte sono attese su questo fronte?

Come per tutti i farmaci, per poter esattamente quantificare il grado di protezione della lattoferrina dal Covid-19 occorrerebbero studi prospettici, randomizzati, in doppio cieco su molti pazienti e possibilmente multicentrici. In altre parole, occorrerebbe somministrare lattoferrina o un placebo o un altro farmaco di riferimento a molte migliaia di persone, possibilmente in diversi centri ospedalieri dislocati in diverse nazioni per poi paragonare l’efficacia del trattamento con la lattoferrina ai risultati ottenuti con placebo o con farmaci di riferimento. Tuttavia, è facile comprendere come tale sperimentazione clinica sia eticamente difficile da svolgersi in presenza di una malattia che ha un alto indice di pericolosità quale appunto il Covid-19.

In conclusione, è giustificato, a vostro giudizio, tutto il clamore che ruota intorno al possibile impiego della lattoferrina e, più in generale, delle proteine del latte, in prevenzione e cura dell’infezione da Sars-CoV-2

Le proteine del latte, e in particolare la lattoferrina, assunte per via orale o veicolate con vettori lipidici, hanno un grande vantaggio: salvo allergie, sono innocue e possono fornire una limitata protezione da “immunità naturale” anche in soggetti adulti, particolarmente a carico del tratto gastro-intestinale che può rappresentare una porta di ingresso del virus Sars-CoV-2.  Tuttavia, allo stato attuale, devono assolutamente essere considerate come “adiuvanti” e solo aggiuntive rispetto alla fondamentale prevenzione, ai vaccini e ai protocolli delle terapie anti Sars-CoV-2 messi a punto e continuamente aggiornati dalle preposte autorità sanitarie.

Nicola Miglino

 

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