Tra le sei fonti proteiche prese in esame, l'integrazione con Wp ha prodotto i risultati migliori, rispetto all'efficacia dell’allenamento di resistenza su massa muscolare, forza della presa e velocità di camminata. Fattori condizionanti sono risultati stato di salute, genere e dose di integrazione. In generale, hanno risposto meglio i partecipanti con condizioni acute (ricoverati in ospedale) o malattie croniche (obesi, sarcopenici, fragili e con mobilità limitata) rispetto ai coetanei relativamente sani. Nelle donne, minore è stato l’effetto sulla forza della presa, mentre l’efficacia della supplementazione ha mostrato una correlazione dose-dipendente e durata dipendente, con risultati migliori a sei mesi di follow-up rispetto a tre. La compliance dei partecipanti è risultata paragonabile per tutte le sei fonti proteiche. Tuttavia, è stato notato un rischio relativamente più elevato di insorgenza di eventi avversi con le proteine del siero di latte, in particolare sul fronte gastrointestinale (reflusso, nausea, gonfiore addominale).
Gli Autori, però, non mancano di sottolineare alcuni limiti della metanalisi, a partire dal fatto che solo 12 trial clinici presi in esame potevano essere classificati a basso rischio di bias, oltre alla grande variabilità esistente nei protocolli di combinazione fonte proteica/esercizio fisico.
Pur invitando alla cautela nell’interpretazione dei risultati e sottolineando la necessità di ulteriori ricerche per l’identificazione delle migliori combinazioni tra integrazione ed esercizio fisico, gli Autori concludono che i trattamenti combinati sono risultati superiori alla monoterapia. Inoltre, Wp + Rt sembra essere l’approccio ottimale per ottenere aumento della massa muscolare e della forza, nonché per il ripristino della mobilità fisica nei soggetti anziani con elevati rischi di sarcopenia e fragilità.
Nicola Miglino