Questi i dati emersi a Milano, nel corso di un evento scientifico promosso da Metagenics. La carenza di Akkermansia è stata associata a una serie di disturbi gastrointestinali ed extraintestinali, tra cui obesità, diabete di tipo 2 e condizioni infiammatorie intestinali. Inoltre, Akkermansia muciniphila, agisce positivamente sul controllo del metabolismo attraverso la modulazione della glicemia, riducendo i picchi glicemici.
Questi effetti sono attribuiti alla capacità del batterio di modulare i livelli di glucagon-like peptide-1 (Glp-1), ridurre l'assorbimento dei carboidrati e migliorare la salute generale del metabolismo. L’applicazione clinica di è stata studiata anche in soggetti con sindrome metabolica, dove è stato osservato un miglioramento significativo della resistenza all'insulina e dei livelli di colesterolo plasmatico dopo un trattamento di tre mesi: questo suggerisce che il batterio rappresenti un'opzione valida anche a supporto dei disturbi metabolici.
"Akkermansia muciniphila sta cambiando il paradigma della cura gastrointestinale”, spiega Antonio Gasbarrini, ordinario di Medicina interna presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, direttore della Uoc Medicina interna e Gastroenterologia e del Centro malattie dell’apparato digerente della Fondazione Policlinico Universitario Gemelli di Roma. “Questo batterio ha un ruolo cruciale nella modulazione della salute intestinale e i benefici che stiamo osservando nei pazienti vanno oltre la gestione dei sintomi immediati. Akkermansia muciniphila rappresenta, a oggi, l’attore principale nel crocevia tra le disbiosi, le alterazioni della permeabilità intestinale e le loro conseguenze sistemiche croniche: un’opportunità con un eccellente profilo di sicurezza e tollerabilità per rafforzare la salute dell’intestino e invertire situazioni di squilibrio che porterebbero verso patologie croniche severe”.