Microbiota, sfide in corso per renderlo strumento terapeutico

06 Novembre 2023

 

La modulazione della flora batterica può avere efficacia terapeutica tanto che gli studi osservazionali vanno cedendo il passo a veri e propri studi clinici. Questo quanto ribadito di recente a Bologna nel corso di Microbiota Revolution 2023. Dalla ricerca alla pratica clinica: a che punto siamo, congresso realizzato grazie al sostegno non condizionante di Alfasigma e che ha visto riuniti esperti italiani e internazionali per aggiornare la comunità medico scientifica sugli ultimi sviluppi della ricerca di base e clinica sul microbiota.

“La presenza di alterazioni del microbiota intestinale in diverse condizioni patologiche, gastrointestinali ed extra-gastrointestinali, permette di considerare il microbiota come un target terapeutico interessante”, sottolinea Carmelo Scarpignato, professore di Medicina e Farmacologia clinica, United Campus of Malta e professore Onorario di Medicina alla Chinese university of Hong Kong. “La sua modulazione e la correzione della disbiosi e della sovracrescita batterica dell’intestino si è rivelata efficace nell’ottenere un significativo miglioramento dei sintomi in alcune condizioni cliniche, come la sindrome dell’intestino irritabile o la malattia diverticolare del colon”.

Per quanto riguarda la malattia diverticolare, patologia molto frequente soprattutto negli over 60, da tempo si sospetta un ruolo del microbiota nella genesi dei sintomi e delle complicanze.

“Studi recenti, caratterizzando il microbiota e i suoi metaboliti, hanno rilevato alcune modificazioni importanti sia nel microbiota fecale che in quello stanziale vicino ai diverticoli, così come uno squilibrio importante a favore di un microbiota pro-infiammatorio, con riduzione di quelle popolazioni batteriche che hanno un effetto benefico”, dichiara Giovanni Barbara, ordinario di Gastroenterologia, Alma Mater Studiorum Università di Bologna e Irccs Policlinico di Sant’Orsola, nonché direttore scientifico del Congresso.

Diversi studi clinici hanno evidenziato una stretta correlazione tra disbiosi e insorgenza di patologie a livello neurologico quali Alzheimer, Parkinson o ictus cerebrale, a dimostrazione di una reale correlazione tra intestino –cervello.

“Se è ormai noto che il cervello comandi e regoli una serie di funzioni del nostro organismo, comprese quelle digestive, meno conosciuta è l’interazione in senso opposto, ovvero come il nostro apparato digerente può influenzare le funzioni cerebrali”, prosegue Barbara. “E ancora meno risaputo è che è proprio il microbiota a comunicare con il sistema nervoso centrale attraverso una serie di meccanismi diretti o indiretti, come la modulazione del sistema immunitario o altri effetti sul sistema endocrino intestinale. Si tratta di meccanismi e concetti nuovi che ci spiegano come modificazioni del microbiota possono provocare disturbi psichiatrici o psicologici e come possiamo modulare il microbiota per favorire questa interazione cervello - intestino”.

Anche l’interazione farmaci-microbiota cattura sempre più interesse da parte dei ricercatori: “Se è vero che molti farmaci, anche non appositamente studiati per avere come target l’ecosistema intestinale, possono modificare la composizione quali/quantitativa del microbiota, la presenza di un enorme patrimonio enzimatico batterico e la produzione di alcuni metaboliti batterici influenzano la farmacocinetica e la farmacodinamica di molte molecole”, dice Scarpinato. I dati più interessanti riguardano l’immunoterapia e la chemioterapia antineoplastica, la cui efficacia e tossicità può essere modificata dalla composizione del microbiota intestinale. Siamo solo all’inizio di una nuova era che permetterà sempre di più una medicina di precisione, personalizzata sul singolo paziente.

Le sfide in corso? “Innanzitutto, dobbiamo individuare come deve essere diagnosticato il microbiota intestinale”, conclude Antonio Gasbarrini, ordinario di Medicina interna all'Università Cattolica del Sacro Cuore e Direttore del Cemad (Centro malattie apparato digerente) Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs di Roma, nonché direttore scientifico del Congresso. “Esistono modalità corrette di diagnosticarlo, direttamente o indirettamente? I profili del microbiota hanno un senso nella pratica clinica o sono ancora appannaggio dei ricercatori? E ancora: se hanno un senso nella pratica clinica, come devono essere diffusi tali profili: chiunque può averne accesso o solo i clinici che sono in grado di interpretarli? Sono tutti dati di cui non abbiamo informazioni in questo momento”. (n.m.)

 

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