Le esigenze di riabilitazione nutrizionale dei pazienti dimessi dalle terapie intensive o colpiti da una forma grave della malattia sono ancora poco note. La durata della permanenza in terapia intensiva in Usa ed Europa è in media di due giorni anche se nei casi più critici la permanenza può protrarsi per due settimane e oltre.
“I pazienti possono perdere fino a un chilo di massa muscolare al giorno, di conseguenza un ricovero prolungato può ridurla in modo drastico, così come riduce forza e capacità di recupero” si legge in una nota. “La perdita di massa magra può avere effetti di notevole entità come indebolimento del sistema immunitario, sviluppo di lesioni e piaghe da decubito fino a determinare un aumento della mortalità. Di conseguenza, le persone lasciano l’ospedale spesso non più in grado di seguire programmi di riabilitazione e svolgere le attività quotidiane”.
Al momento sono poche le direttive specifiche formulate sulle terapie nutrizionali per il recupero dei pazienti dopo la dimissione dall’ospedale.
“Nutricia fornirà il proprio contributo finanziando un primo progetto di ricerca in Italia e, successivamente, ne saranno promossi altri che coinvolgeranno medici di 16 paesi in tutto il mondo” prosegue il comunicato. “L’azienda, inoltre, sta aiutando le strutture sanitarie di molti Paesi tramite la donazione di prodotti di nutrizione medica che apportano calorie e proteine concepiti per aiutare i pazienti a riacquistare la perdita di peso e la forza”.
Così Riccardo Caccialanza, direttore dell’Uoc di Dietetica e Nutrizione clinica presso la Fondazione Irccs Policlinico San Matteo di Pavia, tra i primi al mondo ad aver avviato ricerche in quest’ambito: “È necessario poter disporre di linee guida cliniche per ottimizzare il recupero dei pazienti e aiutarli a riacquistare la capacità di svolgere le attività quotidiane. I pazienti devono avere la forza e l’energia necessarie per affrontare le esigenze fondamentali. È altrettanto fondamentale ottimizzare lo stato nutrizionale e il sistema immunitario, che sono strettamente correlati, delle parti di popolazione più fragili e che maggiormente possono essere esposte a forme severe di Covid-19 nell’ottica di una possibile seconda ondata: queste sono rappresentate dagli anziani e dai pazienti affetti da patologie croniche”.
Patrick Kamphuis, direttore della Divisione centrale Medical affairs Nutricia: “La dimissione dall’ospedale in seguito a Covid-19 è solo l’inizio del processo di recupero e, sfortunatamente, l’importanza della nutrizione e dell’esercizio fisico durante la ripresa è spesso sottovalutata. Con questo sostegno alla ricerca indipendente, insieme ai prodotti nutrizionali per uso medico resi disponibili alle strutture sanitarie, ci auguriamo di poter contribuire al recupero completo dei pazienti e di aiutare i sistemi sanitari di tutto il mondo a ottenere esiti clinici migliori”.
Conclude Elisa Fugazza, Medical affairs manager, Nutricia Italia: “La ricerca, che da sempre sta alla base delle nostre soluzioni nutrizionali, è il cuore pulsante della nostra attività e del nostro impegno nei confronti delle persone più fragili. Ed è per questo che siamo orgogliosi di poter contribuire sostenendo la ricerca in un ambito che è ancora in parte inesplorato”.