Tra le principali novità, la definizione di produzione biologica quale attività di interesse nazionale, con il riconoscimento di una funzione sociale e ambientale. Viene poi istituito il Tavolo tecnico per la produzione biologica e nasce il marchio biologico italiano per quei prodotti biologici ottenuti da materia prima italiana. Dal testo, è stata eliminata la tutela dell'agricoltura biodinamica, che inizialmente era stata equiparata a quella biologica.
Si prevede un Piano d'azione nazionale per la produzione biologica e i prodotti biologici e un Piano nazionale delle sementi biologiche. Infine, viene istituito il Fondo per lo sviluppo della produzione biologica, alimentato dal contributo annuale, nella misura del 2 per cento del fatturato dell'anno precedente, dalle imprese titolari dell'autorizzazione all'immissione in commercio di prodotti fitosanitari considerati nocivi per l'ambiente. È vietato l'uso di organismi geneticamente modificati nella produzione biologica nonché il ricorso ai termini "biologico " o "bio" per i prodotti accidentalmente contaminati da organismi geneticamente modificati. L'Autorità nazionale in materia è il ministro delle Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, chiamato a svolgere attività di indirizzo e di coordinamento a livello nazionale per l'attuazione della normativa europea.
Nasce il marchio biologico italiano per quei prodotti biologici ottenuti da materia prima italiana. Tra gli interventi del Piano d'azione nazionale per la produzione biologica e i prodotti biologici si prevede:
- l'agevolazione della conversione al biologico, con particolare riferimento alle piccole imprese agricole;
- sostenere la costituzione di forme associative e contrattuali per rafforzare la filiera del biologico;
- incentivare il biologico attraverso iniziative di informazione ed educazione al consumo;
- monitorare l'andamento del settore;
- favorire l'insediamento di nuove aziende biologiche nelle aree rurali montane;
- migliorare il sistema di controllo e di certificazione;
- prevedere il consumo di prodotti biologici nelle mense pubbliche e in quelle private in regime di convenzione;
- incentivare la ricerca;
- promuovere progetti per i prodotti provenienti dai distretti biologici che permettano la tracciabilità delle diverse fasi produttive e l'informazione al consumatore sulla sostenibilità ambientale, la salubrità del terreno, la lontananza da impianti inquinanti, l'utilizzo di prodotti fitosanitari ecocompatibili e le tecniche di lavorazione e imballaggio utilizzate;
- valorizzare le produzioni tipiche italiane biologiche;
- promuovere la sostenibilità ambientale mediante azioni che favoriscano il mantenimento della fertilità naturale dei suoli e l'uso di metodi di conservazione, confezionamento e distribuzione rispettosi dell'ambiente.
Il mercato del biologico nel nostro Paese è in grande espansione: ricorda la Coldiretti che gli acquisiti di prodotti bio made in Italy nel 2021 hanno sfiorato il record di 7,5 miliardi di euro di valore, tra consumi interni ed export e che, nell’ultimo decennio le vendite bio totali sono più che raddoppiate (+122%) e la produzione nazionale ha raggiunto i 2 milioni di ettari di terreno coltivati.
“Dopo ben 13 anni, finalmente l’Italia ha finalmente una normativa che favorisce, incentiva e promuove l’agricoltura bio di qualità, sostenibile, attenta all’ambiente e alla salute dei consumatori”, commenta Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente. “La transizione ecologica e la lotta alla crisi climatica passano anche attraverso l’agroecologia e un rinnovo del comparto agricolo in chiave sostenibile. La legge sul biologico, da questo punto di vista, rappresenta uno strumento strategico per moltiplicare la realizzazione dei biodistretti in modo capillare nel nostro Paese e per implementare significativamente l’intero settore anche rispetto a quanto chiede l’Europa con le strategie Farm To Fork e Biodiversità”.
Nicola Miglino