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In un momento certo non facile per parlare di supplementazione con curcumina, considerati i casi recenti di epatotossicità segnalati dalle nostre autorità sanitarie, peraltro non ancora sufficientemente chiariti, giunge una review sull’impiego del derivato della Curcuma longa nelle malattie autoimmuni e reumatiche pubblicato su Nutrients.

Ben 32 trial clinici presi in esame per cercare di trarre conclusioni utili sull’impiego in caso di osteoartrosi, diabete di tipo 2, colite ulcerosa, artrite reumatoide, nefrite lupica e sclerosi multipla. Il lavoro è stato coordinato da Chandra Mohan, del dipartimento di Ingegneria biomedica dell’Università di Houston.

“L'osteoartrosi è stata la malattia reumatica con maggiori dati a disposizione per la nostra analisi, considerato che abbiamo potuto valutare ben 16 trial clinici che incrociavano i nostri criteri di inclusione nella review”, sottolineano gli autori. “I numerosi dati positivi conferiscono solide evidenze sui benefici nel rallentare la progressione della malattia. Inoltre, la curcumina mostra un'efficacia simile ai comuni Fans come l'ibuprofene, con eventi avversi minimi o nulli”.

Per quanto riguardo il diabete di tipo 2, sono stati presi in esame 8 studi clinici. “Molti, e tutti a breve termine, evidenziano effetti positivi su abbassamento della glicemia, miglioramento funzionale delle beta cellule, diminuzione dello stato infiammatorio e dello stress ossidativo”, prosegue Mohan. “Sono però necessarie analisi a lungo termine con popolazioni di pazienti e follow-up più ampi per rafforzare il razionale di impiego della curcumina in caso di diabete.

Sul fronte colite ulcerosa, tre i trial valutati, in due dei quali si sono potuti apprezzare effetti positivi in almeno uno dei parametri clinici individuati come outcome: remissione clinica, indice di attività clinica, quadro endoscopico e frequenza delle recidive. “Si tratta però di studi in cui vi sono troppe difformità nei dosaggi, non sempre sufficientemente elevati, ed è perciò necessario avviare ricerche a lungo termine con dosi giornaliere più alte, chiaramente giustificate in questa malattia”. Pochi dati, infine, su artrite reumatoide, lupus e sclerosi multipla dove sono necessari ancora studi di approfondimento.  

Un’importante area di ricerca presente e futura riguarda la biodisponibilità della curcumina. “Gli studi che abbiamo preso in esame hanno messo in evidenza l’impiego di diverse formulazioni, proprio per ovviare al fatto che la curcumina ha una bassa biodisponibilità dovuta a scarso assorbimento, nonché rapidi metabolismo ed eliminazione. Così in alcuni studi la curcumina veniva co-somministrata con piperina che ne aumenta la biodisponibilità di 20 volte, mentre in altri si utilizzavano formulazioni brevettate tra le più impiegate sul mercato, da Meriva a Theracurmin e in altri ancora semplici capsule di curcuminoidi. Certo tutto questo non facilita il confronto tra dosaggi e risultati”.

Ancora da comprendere, infine, i meccanismi d’azione specifici della curcumina, indubbiamente legati a effetti antinfiammatori e antiossidanti: “Su questo fronte” concludono gli autori, “genomica, proteomica e metabolomica devono venirci assolutamente in aiuto”.

 

 

 

Dal Giappone arriva una conferma sul ruolo cardioprotettivo del pomodoro. Nella fattispecie, un gruppo di ricercatori, guidati da Naoyuky Miyasaka, del dipartimento di Ostetricia e Ginecologia alla Medical and Dental University di Tokyo, ha voluto verificare gli effetti del succo di pomodoro senza sale su alcuni parametri di rischio cardiovascolare in una popolazione della cittadina di Kuriyama, ad Hokkaido. I risultati dello studio sono stati pubblicati su Food Science & Nutrition

La ricerca ha coinvolto 184 uomini e 297 donne, di età compresa tra i 21 e i 74 anni, seguiti per un anno durante il quale era loro concesso di consumare succo di pomodoro in quantità a piacimento, con il risultato finale di una media pari a 200 ml/die.

A inizio e fine studio sono stati rilevati valori di pressione sanguigna, trigliceridi, colesterolo, glicemia a digiuno (Fpg). Dei 481 partecipanti, 260 hanno anche compilato un questionario con indicatori dello stile di vita nel corso dei 12 mesi.

A un anno di distanza, in 94 soggetti valutati inizialmente come pre-ipertesi o ipertesi non trattati, la pressione sistolica era scesa da 141 a 137 mmHg e la sistolica da 83.3 a 80.9 mmHg, indipendentemente da sesso ed età. In 127 con dislipidemia non trattata, i livelli sierici di trigliceridi e c-Hdl non hanno subìto variazioni significative, al contrario del c-Ldl passato da una media di 155 a 149,9 mg/dl. Nei 62 partecipanti con ridotta tolleranza al glucosio nessun beneficio si è ottenuto in termini di variazione di Fpg.

 “Il pomodoro contiene una varietà di composti bioattivi che possono svolgere un ruolo importante nel mantenimento della salute cardiovascolare”, sottolineano gli autori. “Per esempio, il licopene è noto per la sua forte attività antiossidante e il suo consumo è stato più volte associato a minor rischio cardiovascolare grazie al miglioramento del profilo lipidico sierico piuttosto che agli effetti benefici sulla pressione sanguigna. C’è poi l’esculeoside A, una saponina in grado di sopprimere l'attività dell’enzima acil-CoA: colesterolo aciltransferasi, determinando un miglioramento della dislipidemia. Infine, il 13-oxo-Oda, un acido linoleico recentemente identificato nel succo di pomodoro e che ha mostrato effetti antidislipidemici. Il nostro studio, che per quanto noto è il primo a indagare gli effetti del succo di pomodoro su una serie di marker cardiovascolari per un periodo di 12 mesi e su un ampio range di età, ne mostra dunque la capacità di ridurre pressione sistolica e diastolica in soggetti con pre-ipertensione o ipertensione non trattata e di abbassare i livelli di c-Ldl in caso di dislipidemia non trattata. Poiché il succo di pomodoro è un prodotto economico e facilmente disponibile, potrebbe essere un intervento nutrizionale pratico e immediato per prevenire le malattie cardiovascolari nelle persone a rischio”.

 

“Testato per affidabilità”. O, per dirla in inglese, “Test to be trusted”. Questo il bollino di qualità che le farmacie americane della catena Cvs hanno deciso di adottare per gli integratori messi in vendita negli scaffali e on line.

Si terrà a Bologna dal 6 al 9 settembre prossimi la 31.ma edizione di Sana, Salone internazionale del biologico e del naturale. Tre i macrosettori in ci si articolerà l’evento:

  • Food, che avrà per protagoniste le più importanti aziende del settore alimentazione biologica italiana e internazionale;
  • Care&beauty sarà lo spazio dedicato ai produttori di cosmetici biologici e naturali e prodotti per la cura del corpo, integratori alimentari, prodotti/servizi naturali per la cura della persona;
  • Green lifestyle: tecnologie, prodotti e soluzioni ecocompatibili, per uno stile di vita sano e responsabile.

Confermata, anche nel 2019, la presentazione dell’Osservatorio Sana, con un focus dedicato al dimensionamento dell’export italiano dei prodotti agroalimentari biologici. Dal 5 e del 6 settembre l’iniziativa “Dalla rivoluzione verde alla rivoluzione Bio”, due giornate di “stati generali del bio”, in cui si delineeranno le scelte strategiche per il futuro dell’agricoltura e di ambiti fondamentali come la sostenibilità, il rispetto dell'ambiente e il corretto utilizzo delle risorse.

Product communication and event manager, Isabella Bonvicini: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

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