Come specificato nel capitolo dedicato all’interno del Rapporto, le linee di indirizzo sui percorsi nutrizionali nei pazienti oncologici, elaborate da un gruppo di lavoro multidisciplinare composto da rappresentanti del ministero della Salute, di aziende sanitarie, università, società scientifiche di settore e associazioni di pazienti, sono state approvate in sede di Conferenza Stato Regioni a dicembre 2017.
“L’accordo impone alle regioni e alle aziende sanitarie di garantire al malato di cancro la valutazione tempestiva dello stato di nutrizione e la corretta gestione della terapia di supporto, per prevenire o trattare efficacemente la malnutrizione” sottolinea Riccardo Caccialanza, direttore Uoc Dietetica e Nutrizione clinica al Policlinico San Matteo di Pavia, coautore del capitolo in oggetto del Rapporto e componente del comitato scientifico di Sinpe (Società italiana nutrizione artificiale e metabolismo).
“In particolare, le linee di indirizzo sottolineano l’importanza di sottoporre ogni malato a screening nutrizionale da ripetere regolarmente lungo tutto il percorso terapeutico assistenziale per individuare precocemente chi deve essere poi indirizzato a una valutazione nutrizionale completa. È importante che tali interventi siano effettuati da figure professionali adeguatamente formate e definite. Il piano di trattamento nutrizionale deve essere personalizzato e può avvalersi di counseling nutrizionale, supplementi nutrizionali orali o nutrizione artificiale, sia per via enterale che parenterale. Per quanto riguarda i supplementi nutrizionali orali, nell’accordo Stato-Regioni questi sono inclusi tra gli strumenti integranti della terapia nutrizionale. Tuttavia non ne sono state definite le modalità di erogazione: è auspicabile che avvenga in regime di gratuità in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale e che tale problematica sia quanto prima esaminata dalla commissione Lea”.
Nel dar seguito alle linee di indirizzo, dal 2017 a oggi si sono registrate esperienze virtuose su base provinciale o interaziendale ma a macchia di leopardo sul territorio italiano, con casi di eccellenza in Piemonte, Veneto, Lombardia. Qualcosa si sta muovendo in Campania e Sicilia ma “è evidente - sottolinea Caccialanza - che senza il coinvolgimento e la gestione diretta da parte degli assessorati regionali non è possibile valutare l’appropriatezza e l’omogeneità dei Pdta operativi nelle diverse realtà ospedaliere e assistenziali”.
Diverse le ragioni dello stallo ipotizzate: insufficiente consapevolezza sulle tematiche nutrizionali tra operatori sanitari e membri delle istituzioni e delle amministrazioni; scarsità di strutture/servizi di nutrizione clinica e di personale sanitario dedicato al supporto nutrizionale sul territorio nazionale; insufficiente offerta formativa a livello universitario e post; assenza di omogenei piani gestionali a livello delle istituzioni regionali, che avrebbe dovuto essere risolta proprio con l’implementazione delle linee di indirizzo ministeriali.
“Alla luce di questa sconfortante situazione riteniamo che la soluzione sia l’urgente riapertura del dibattito tra componenti ministeriali e regionali finalizzata all’implementazione di azioni concrete”, conclude Caccialanza. “Nello specifico, riteniamo decisiva un’ulteriore sensibilizzazione da parte del ministero della Salute verso gli assessorati regionali, al fine di individuare il livello di interesse nei confronti di un’iniziativa promossa e avviata dallo stesso Ministero, in grado di generare vantaggi rilevanti non solo in termini clinici e di qualità di vita, ma anche economici, legati agli ingenti risparmi derivanti dalla tempestiva gestione/prevenzione delle complicanze associate alla malnutrizione in oncologia, evidenziati anche dalla recente letteratura internazionale”.
Nicola Miglino