“Quella cosiddetta subclinica è un'infiammazione cronica di basso grado la cui funzione principale è di ripristinare l'omeostasi dei tessuti interessati” sottolineano in premessa gli Autori. “In quest’ambito, i risultati di studi osservazionali e di intervento sui benefici di un’integrazione di vitamina E sono discordanti, al punto da indurci a condurre una metanalisi per raccogliere le principali evidenze sugli effetti esercitati da una supplementazione di vitamina E su alcuni marker di infiammazione negli adulti”.
Attraverso una ricerca per parole chiave sulle principali banche dati internazionali, i ricercatori hanno selezionato 33 trial clinici randomizzati, pubblicati tra il 2000 e il 2018, per un totale di 2.102 persone coinvolte, di età compresa tra i 20 e i 70 anni. Il dosaggio di vitamina E impiegato variava da 15 a 1.080 mg/die e la durata di intervento da 1 a 104 settimane.
L’analisi finale evidenzia come l'integrazione con vitamina E sia in grado di determinare una riduzione significativa dei livelli sierici di Pcr (- 0,52 mg/L). Su Il-6 gli effetti non sembrano, in generale, significativi, mentre lo diventano negli studi che utilizzavano l'α-tocoferolo o che includevano pazienti con disturbi correlati a insulino-resistenza.
Infine, sul Tnf-α si sono riscontrati importanti effetti di riduzione in studi che impiegavano vitamina E sottoforma di α-tocoferolo ad alti dosaggi (≥ 500 mg/die) e di durata inferiore alle 8 settimane.
“La vitamina E è l'antiossidante più studiato negli esseri umani” commentano gli Autori. “Nella nostra metanalisi, abbiamo riscontrato una riduzione dei livelli sierici di Pcr con la supplementazione di vitamina E sottoforma di α-tocoferolo. Tale riduzione, in media, è stata di 0,52 mg/L, in pazienti con tendenzialmente un basso grado di infiammazione, rendendo l’effetto dell’integrazione estremamente rilevante, anche in considerazione del valore predittivo della Pcr su morbilità e mortalità cardiovascolari. A differenza di quanto osservato per la Pcr, l'effetto della vitamina E su IL-6 e Tnf-α non è risultato significativo. Nell’analisi per sottogruppi, però, abbiamo visto una riduzione significativa di Il-6 e Pcr in soggetti con diabete di tipo 2, sindrome metabolica e steatosi epatica non alcolica. Abbiamo anche riscontrato un effetto dose-risposta per la vitamina E sulla riduzione della Pcr sierica, con benefici che tendevano a crescere tra 0 e 400 mg/die, a ridursi tra 400 e 1.000 mg/die e ad annullarsi oltre i 1.000 mg/die, con la dose più efficace intorno ai 300-600 mg/die. Sempre l’analisi per sottogruppi ha mostrato una significativa riduzione dei livelli sierici di Tnf-α con dosaggi di vitamina E ≥ 500 mg/die, nella isoforma dell’α-tocoferolo, mentre l'effetto del γ-tocoferolo non ha apportato benefici. Sembra, dunque, che le diverse risposte di Pcr, Il-6 e Tnf-α alla vitamina E dipendano dalle isoforme di questa vitamina, dal dosaggio, dalla durata del trattamento e dallo stato di salute di ciascuno di noi. Sono necessari ulteriori studi per tradurre queste evidenze nel contesto clinico”.
Nicola Miglino