Ca colo-rettale, bevande zuccherate raddoppiano rischio nelle donne

12 Maggio 2021

Il consumo giornaliero di due o più bevande zuccherate raddoppia il rischio di tumore dell’intestino, almeno nelle donne, prima dei 50 anni. Non solo: una bibita al giorno fa crescere il rischio del 16%, e del 32% negli adolescenti. Questi i risultati di una nuova ricerca pubblicata su Gut, rivista del gruppo Bmj.

I casi di cancro colo-rettale precoce, diagnosticati prima dei 50 anni, siano in forte aumento in molti paesi sviluppati negli ultimi 20 anni, ma le cause sono ancora in buona parte sconosciute.

“Si calcola - sottolineano gli Autori - che, negli Stati Uniti, i nati intorno al 1990 corrano il doppio del rischio di cancro al colon e il quadruplo di quello al retto rispetto ai nati intorno al 1950”.

Le bevande zuccherate, come bibite analcoliche, aromatizzate alla frutta, sportive ed energetiche, rappresentano la principale fonte di zuccheri aggiunti nelle diete statunitensi e il 12% della popolazione ne beve più di tre al giorno.

Il consumo in eccesso è ormai noto essere correlato a un aumento del rischio di obesità e diabete di tipo 2 ma ancora non è chiaro se vi sia un legame anche con la comparsa precoce di cancro intestinale.

Per fare luce su questo aspetto, i ricercatori hanno attinto ai dati relativi a 95.464 partecipanti al Nurses’ health study II, uno studio osservazionale condotto tra il 1991 e il 2015 su 116.429 infermiere americane di età compresa tra i 25 e i 42 anni al momento dell'arruolamento, risalente al 1989.

I dati sulle abitudini alimentari sono stati raccolti tramite questionari ogni 4 anni, a partire dal 1991. Di circa 40 mila partecipanti è stato possibile disporre anche di informazioni relative a consumo di bevande durante l'adolescenza (13-18).

Tra le informazioni raccolte, anche quelle su potenziali fattori confondenti quali storia familiare di cancro intestinale, stile di vita, uso regolare di aspirina o farmaci antinfiammatori non steroidei e integratori vitaminici.

Sempre nel 1989, alle partecipanti è stato chiesto anche di ricordare quali fossero stato di salute, peso e stile di vita durante l'adolescenza.

Nel corso dei 24 anni di osservazione, 109 donne hanno sviluppato un cancro all'intestino prima dei 50 anni, evidenziando una correlazione con l’assunzione di bevande zuccherate in età adulta.

Rispetto a chi ne consumava meno di una a settimana, infatti, chi ne beveva 2 o più al giorno aveva una probabilità più che doppia di sviluppare tumore all’intestino e, per ogni bibita giornaliera aggiunta, il rischio cresceva del 16%.

Nel sottogruppo di cui si erano raccolti i dati relativi ai consumi in età adolescenziale, ogni bevanda in più consumata giornalmente faceva crescere il rischio del 32% di sviluppare la malattia prima dei 50 anni.

La sostituzione con bevande zuccherate artificialmente, caffè o latte intero o parzialmente scremato, riduceva il rischio in un percentuale oscillante tra il 17% e il 36%.

“Il nostro è uno studio osservazionale e, come tale, non può stabilire una relazione causa-effetto” sottolineano gli Autori. “Giacché, inoltre, nella maggior parte dei casi si trattava di donne bianche, i risultati potrebbero non essere estendibili agli uomini, piuttosto che ad altri gruppi razziali o etnici. Tuttavia, ci sono alcune spiegazioni biologicamente plausibili, a partire dal fatto che le bevande zuccherate sopprimono il senso di sazietà, portando a un eccessivo introito calorico con conseguente aumento di peso. Queste bevande, inoltre, provocano anche un rapido aumento della glicemia e della secrezione di insulina, fenomeni che, a lungo termine, possono indurre insulino-resistenza, infiammazione, obesità e diabete di tipo 2. Prove recenti, poi, suggeriscono anche che il fruttosio è in grado di compromettere la funzione di barriera dell’intestino alterandone la permeabilità e favorendo così lo sviluppo del tumore. Una riduzione dei consumi piuttosto che la sostituzione con bevande più sane tra gli adolescenti e i giovani adulti potrebbe rappresentare una strategia efficace per far fronte alla costante crescita di casi di cancro intestinale prima dei 50 anni”.

Nicola Miglino

 

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